Grazie Lapo!

Lapo Elkann ti ringraziamo a nome di tutti i cittadini italiani, e in particolare torinesi, per averci ricordato

– che i soldi non danno la felicità, ma soprattutto la furbizia.

– che è un bel problema quando ti piace il cazzo ma proprio non ti liberi del fascino delle tette.

– che noi persone normali, facendo le dovute proporzioni, il giorno che non avremo i soldi per un caffè, potremmo sempre fingere un rapimento.

– che Torino è cresciuta sotto l’ala protettrice di una grande famiglia di industriali ma che ora può camminare a buon diritto con le proprie gambe. E soprattutto a testa alta. Non ci serve più il loro “esempio”.

– che non basta essere figli, anzi nipoti, di grande persone per essere grandi persone.

– che quando sentiremo qualcuno dire “mi sono fatto da solo” magari sarà il caso di pensare che si è solo fatto di coca nel cesso di un bar.

– che ci va stile. Puoi portare l’orologio sul polsino, se sei Giovanni Agnelli. Puoi portare addirittura le mutande sui pantaloni, se sei Superman. Ma non puoi vestirti da coglione se sei un coglione.

– che per quanto potremmo fare figure di merda mondiali qualcuno ha comunque fatto di peggio.

– che oramai, fortunatamente, i beni della famiglia Agnelli sono per l’80% all’estero. E quindi grazie di essere venuti, ma soprattutto grazie per esservene andati.

Per tutto questo grazie di cuore. Ovviamente attendiamo fiduciosi nuove, mirabolanti, strepitose figure di merda. Almeno a livello galattico visto che quello planetario l’hai già raggiunto

Alex

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Grazie Lapo!

 

 

Testa di gatto. Riflessioni atipiche sul felino di casa.

Testa o culo? E’ esattamente il pensiero del gatto prima di saltarti in braccio per farsi coccolare. Se sceglie testa ti pianta in faccia il suo bel musetto. Ma se sceglie culo? Te lo trovi lì bello e preciso come la stella Polare, in una notte invernale, piantata nel centro del cielo. E se non ti fosse chiaro dove si trova, per indicarne la posizione precisa, esattamente sopra si staglia la coda ritta a forma di punto esclamativo. Come dicesse “E’ qui! E’ qui! E’ qui!”.

Ha lo scazzo alla risposta. Il cane lo chiami e viene. Il gatto lo chiami e verrà. Forse. Nel mentre si limita a prendere nota della chiamata.

E’ un rabdomante della palle. Le tue. Le individua da lontano, qualsiasi sia la tua posizione, e ottimizza il salto per atterrarti su un testicolo premendo fortemente con la zampetta artigliata.

Non c’è divano che gli sopravviva. Esiste comunque un modo per evitare che il gatto ti devasti il divano di pelle nuovo: devastarlo prima tu. Si ottengono buoni risultati passandoci una grattugia o sedendosi dopo aver indossato dei meravigliosi pantaloni di cartavetro (a grana grossa).

Non ci sono vie di mezzo nel prezzo di un gatto. O è gratis, e ne trovi cinque in uno scatolone di fianco al marciapiede, o è di razza e costa dai 1000 euro in su. Come se nel mondo delle automobili esistessero solo la Dacia Logan e la Bugatti Veyron.

Più è lungo il nome della razza più il gatto ha un aspetto particolare. Se all’interno del nome è contenuto uno stato americano rischia di avere un aspetto veramente improbabile. Per cui se vi vogliono vendere un White Cornish Terrier Egyptian Daiquiri Frozen del Wisconsin o un Birmano Bobtail British Turbo Naked 16V della Carolina del Sud conviene lasciar perdere. A meno che non siate interessati a gatti strabici, metà glabri e metà pelosissimi e con le orecchie flosce. E le corna.

E’ schizzinoso nel mangiare ma in modo mirato (e bastardo). Si affeziona a un tipo di pappa e la mangia come non ci fosse un domani, con la famelicità di Lapo Elkan mentre sniffa la linea di mezzeria delle statali piemontesi. Quando è sicuro che il proprietario ne abbia comprato una scorta pari al prodotto interno lordo della Svizzera non la tocca più. Anzi lo guarda schifato come a dire “cos’è ‘sta roba?”

Adora le dormite. Le sue. Le tue meno. Lui si alza di buon’ora (tipo le 5 a.m.) e svolge le sue attività mattutine con calma. E intanto si fanno quasi le 5:05. Da quel momento unica missione della sua vita è che il proprietario ti alzi dal letto. In una prima fase svolge quest’attività passivamente (almeno fino verso le 5:08-5:09) e poi passa all’azione. Vale tutto: salti, fusa, morsi, zampate, ciucciate, leccate e quant’altro gli venga in mente. Culo in faccia incluso. Quando il proprietario si alza lui torna a dormire.

Si tiene in forma correndo. E quale migliore momento per correre se non nel cuore della notte? Si alza, si stira e si configura in assetto da velocità: orecchie basse all’indietro tipo aereo con tecnologia stealth, vibrisse aderenti per una migliore aerodinamicità, occhi spalancati per illuminare il percorso, unghie estratte per non perdere aderenza e via. La traiettoria della corsa notturna ha due caratteristiche peculiari: attraversa più volte il letto del proprietario, il quale cerca di dormire invano, e per buona parte si svolge su pareti verticali. Data la velocità raggiunta dal felino non è possibile vederlo chiaramente. Si può solo percepire rumore di bufali al galoppo e scie chimiche di pelo che attraversano la stanza.

Se è felice fa le fusa. Se è felicissimo impasta conficcandoti le unghie nella pelle attraverso la maglia. Se è al settimo cielo corona il tutto perdendo qualche goccia di saliva. Preferibilmente su un indumento pulito. In pratica va meglio quando è un po’ girato di coglioni.

Caga. Non tanto. Tantissimo. Bisogna avere un gatto per capire quanto. Al punto che sorge lecito il dubbio: ma se un gatto di 5 chili caga quanto un uomo di 80, una tigre….che cazzo di lettiera deve avere?

Alex

Gatto mentre pianifica il percorso della corsa notturna

Gatto mentre pianifica il percorso della corsa notturna

Alcuni validi motivi per cui un maschio italiano dovrebbe vivere da solo prima di andare a convivere con una donna (almeno per un po’)

Chiariamo subito un punto: convenzionalmente si può dire che una persona vive da sola se il tempo che la separa da casa dei genitori è superiore al tempo necessario a cuocere una pasta. Non sono quindi da ritenersi affidabili dichiarazioni quali:

  • vivo da solo nella mansarda dei miei

  • vivo da solo sul pianerottolo di fronte ai miei

  • vivo da solo in camera mia

  • vivo da solo perché non dormo più nel letto coi miei

Chiarito il concetto veniamo ai motivi per un maschio italiano dovrebbe vivere da solo. Per capire che:
  • Sveglia e caffè non sono collegate.. Potrebbe accadere che vi svegliate e il caffè non è pronto. Strabiliante vero?.

  • Si può fare a meno delle camicie….se le dovete stirare voi.

  • il 70% della superficie terrestre è ricoperto da acqua. Il restante 30% da polvere. E tutta quella polvere ha come unico scopo quello di entrare in casa vostra sotto forma di organismo multistrato o balle di polvere.

  • “Ci sono affezionato perché le ho viste crescere” non è una buona scusa per non rimuovere le balle di polvere.

  • Tende e tendine non servono a un cazzo, ma abituatevi a fingere di trovarle utili nell’ottica di una futura convivenza con una donna che le troverà indispensabili.

  • Non si può vivere di scatolette e patatine fritte. Non tanto perché facciano male ma perché,  incredibilmente, dopo un po’ vengono a noia.

  • Il frigorifero non si autoriempie e fare una frittata mettendo tutto quello che avete dentro può essere una pessima idea: la lampadina del frigorifero è difficilmente digeribile e i tupperware di plastica si attaccano alla padella.

  • La corrente elettrica si paga e, tenetevi forte, le lampadine sono collegate alla corrente! Quindi vivere in configurazione Casinò di Las Vegas non è conveniente. D’altra parte le lampadine con potenza inferiore ai 3 watt mettono tristezza. Lo capisci quando le accendi e la luce non raggiunge i muri della stanza perché muore nel tragitto.E quell’atmosfera che si viene a creare, tipo Urlo di Munch, dopo un po’ rompe i coglioni.

  • Mutande e calzini non raggiungono in autonomia la lavatrice. Comprare 365 paia di mutande e 365 paia di calze è un ottimo workaround ma dura al più un anno.

  • Un lavandino pieno d’acqua non opera come una lavastoviglie. Non basta quindi metterci i piatti dentro e aspettare

  • La mamma mentiva: camminare a piedi nudi non fa ammalare e l’aria diretta del ventilatore non uccide sul colpo. Si possono percorrere centinaia di chilometri a piedi nudi e passare intere nottate estive col ventilatore puntato sulle palle senza che nulla di grave accada.

  • La mamma aveva ragione: lo yogurt scaduto non dà conseguenze mortali e le banane sono mangiabili anche quando sono nere.

  • La qualità dell’acqua del rubinetto dipende dall’ascensore. Se non ce l’avete, l’acqua del rubinetto diventa improvvisamente buonissima e con ottime proprietà organolettiche.

  • Si può vivere molto bene anche da soli. Così sostiene il mio psicoterapeuta, che tuttavia è dubbioso sul fatto che  Ugo e Dorotea, le balle di polvere che vivono sotto il mio comodino, mi diano il buongiorno.

Alex

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Esempio di ambiente illuminato con lampadine da 2 watt

Di Limoni e altri reflussi

Warning: post ad alto contenuto di acidità, astenersi stomaci ipersensibili.

Qualche giorno fa un amico mi ha fatto notare un certo  mio atteggiamento acrimonioso  nei confronti delle relazioni uomo-donna. In effetti, a ben pensarci, noi ignare e dolcissime fanciulle spesso veniamo  tacciate di acidità dal sesso forte.

Ma io mi chiedo: di fronte allo zoo  di  comportamenti maschili che stanno a metà tra uno scimpanzé in crisi  di astinenza e un ectoplasma in lotta esistenziale, come possiamo NON esserlo?

Ed ecco una rapida carrellata di fenomeni ravvicinati del quarto tipo che  mi hanno fatto divertire più di una gita a Gardaland:

i mammoni  ” il ragù solo mamma lo sa fare”, gli indecisi  ” mi piace tanto Anna ma anche Elisa. O forse Giulio?”, i Casanova de noi artri  ” pizzeria  e facciamo alla romana?”, maniaci,  mestruati, stalker, i malaticci  ” metto la sciarpina che poi mi viene la febbrina”, sessofobici, sessodipendenti, gli ansiosi  da dimensione  ” hey  baby, sono il mago del cunnilingus”,  gay repressi, logorroici, gli ipocondriaci che un colpo di tosse e ” ohmiodiohoqualcosadibrutto”.  Poi ci sono i ” ci sentiamo domani “  che sanano  ogni ragionevole dubbio  sulla veridicità delle storie di rapimenti alieni, non essendoci  altra spiegazione alla loro improvvisa e silenziosa sparizione.

E ancora i cyber seduttori, veloci con le dita solo su   messenger, i depilati- lampadati – shatushati che poi si irritano se esci con gli anfibi. Gli smartphone dipendenti e  gli smartphone  intolleranti, che il telefono non serve mica per telefonare  e se  per sbaglio mandi più di un messaggio alla settimana rischi un provvedimento restrittivo di avvicinamento; i  pessimisti  che ”  tanto i rapporti di coppia sono fallimentari”, i realisti ” non sei tu, sono io…” ( si certo, una cozza sei ), gli iperrealisti ” sei la donna della mia vita” ma non anno ancora deciso se questa vita o la prossima; gli indecisi che  ”  le  donne sono  tutte rompicoglioni”  ma ne hanno  4 o  5; gli umili  ” sei meravigliosa,  non ti merito” ,  i sessuomani   ” sesso come con te non ne ho fatto mai prima” ma  nel dubbio ne provano qualcun’altragli indisponibili emotivi  ” non voglio  coinvolgermi” e poi postano le  foto alle Maldive  con la novella fidanzata; i filantropi, che si donano al mondo  femminile al completo,  gli increduli  ” una come te non l’ho conosciuta mai “( e infatti non ci credono nemmeno loro), i procastinatori   ” non sono ancora pronto ad impegnarmi. Sai mica  dove ho messo la dentiera?… “

Indimenticabili sono  i  lamentosi cronici, in perenne crisi depressiva che ancora credono, illusi, di fare leva  su un nostro  proverbiale istinto della crocerossina. E no bambini belli, quello è terminato da un pezzo, e se ne fosse rimasto un pezzettino ci servirebbe per rimediare ai tragici eventi che ci colpiscono, tipo un’unghia scheggiata o i capelli increspati dall’umidità.

Ma quelli che mi piacciono di più e che  distaccano ogni altra categoria come Bolt al rush finale, sono i paurosi. Paurosi di che? Di tutto: della mononucleosi, dei  ragni, della gente, della solitudine, di essere sobri, di bere troppo, di dormire troppo o troppo poco, dei bambini, dei cani, e dei cani con bambino. Ma  soprattutto temono il terribile  male del secolo: le relazioni. Come se la fanciulla con cui stanno  prendendo il  caffè del mattino dopo potesse fraintendere le loro intenzioni e trasformarsi in un attimo  da allegra compagna di una notte a terribile Kathy Bates  di Misery non deve morire. Calma ragazzo, è un caffè, io ho sonno  e ancora  non ho deciso se vorrò rivederti o preferirò piuttosto partecipare  a un reading di Mein Kampf. In tedesco.

Quindi lasciatecelo almeno questo sacrosanto diritto ad essere acide, ché sappiamo che comunque, i limoni, vi piacciono sempre.

Meli

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Dimmi come la dai e ti dirò chi sei

La disinvolta: la dà via come non fosse sua.
L’australiana: la dà a boomerang. Ci tiene che le torni indietro.
L’americana: la dà a frisbie. Non le importa neanche che torni indietro.
La stronza: non la dà.
La veramente stronza: non la dà ma fa pensare di sì.
La razzista: la dà a tutti tranne che a te.
La moglie: te la dà, ma te la fa pagare cara.
La ex moglie: te l’ha data, ma la stai pagando ancora più cara.
La creatrice di confusione: te la darebbe, se solo fossi un altro.
La smemorata: “ma non te l’avevo già data?”.
La confusa: “ma veramente non eri tu?”.
La confusa 2: “ma veramente eri tu?”.
La generosa: la dà anche a te. Non solo, ma anche.
La ultragenerosa : te la dà con così tanto piacere che se fossi un altro te la darebbe lo stesso.
L’amica: te la darebbe ma ti vede come un amico.
L’amica stronza: te l’ha data un tempo, ma ora ti vede come un amico.
La rarità: te la dà ma non la vuoi.
La sfitta: la darebbe ma non interessa a nessuno.
L’instancabile: te la dà, te la dà e poi te la dà.
La biadesiva: la dà a lui e la dà anche a lei. Va sia a vela che a motore.
La lesbica: va solo a vela e non a motore.
La ragazza a tempo determinato: te la dà per un po’.
La co.co.pro: te la dà ma solo se hai un progetto su come utilizzarla.
La cattolica: uuuuuu come la darebbe se solo potesse.
La socialista: la dà a quelli che la aiutano ad occuparsene.
La comunista: la dà in gestione alla comunità e ne beneficiano tutti.
La capitalista: non la dà, la investe.
La berlusconiana: la dà dicendo di essere maggiorenne e vantando parentele illustri.
La vegetariana: la dà ma non alla pecorina.
La vegana: la dà ma non alla pecorina e purché il profilattico sia fatto di fibre vegetali e lubrificato con olio di palma.
La crowdfunding: la dà per avere sovvenzioni.
La crowdsourcing:la dà al web perché la sviluppi.
La open source: la dà a tutti quelli che la vogliono affinché la riutilizzino come meglio credono, basta che la citino. Possono anche modificarla e farsene una propria versione purché non sia a pagamento.

Alex

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Di fattine distratte e amiche strafighe, ovvero come sopravvivere senza climatizzatore

In barba alle valanghe  di lamentele sulle esagerate temperature di quest’ interminabile luglio, confesso che a me il caldo piace. E non perché mi faccia stare bene o mi renda  piena di energia;  abito in una mansarda  del 1920 che sembra più un forno crematorio e mi stupisco di svegliarmi la mattina ancora intera e non ridotta in cenere.

Ecco, a me il caldo piace perché mi toglie ogni ardita fantasia di lanciarmi in  qualsiasi tipo di attività fisica o mentale: ho la scusa per non avere voglia di fare un benemerito cazzo. Mi trascino in giro per le stanze, guardando con disprezzo i panni da ritirare, i vetri picchiettati dai piccioni, il letto perennemente sfatto col lenzuolo buttato di traverso come il Santo Sudario all’indomani di una resurrezione un po’ travagliata.

Esco dalla doccia gocciolante, l’asciugamano non serve, e godo intensissimamente  per circa 30 secondi, il tempo  necessario alle  goccioline d’acqua per   evaporare dalla mia pelle. Si sa, non sempre si possono avere alte  prestazioni  e durata contemporaneamente…

Poi mi trascino  in un qualche parco, vittima della leggenda metropolitana secondo la quale gli alberi portino frescura. Macché! Il Po si è trasformato nel Rio delle Amazzoni e non mi stupirei di vedere banchi di piranha aggredire canoisti coraggiosi. In fondo se ci sono gli squali martello in Sicilia , io voglio avvistare pesci assassini nel fiume cittadino.

Incontro la mia amica bionda invece. Lei è alta, flessuosa, sempre pettinata che manco le shampiste di  Jean Louis David, con trucco perfetto che nemmeno le commesse di Sephora, e l’eyeliner, (dico l’eyeliner!) messo su con il  goniometro senza una sbavatura. Ma come fa??? Come??? Io emetto acqua da tutti i pori tipo vaporella, il mascara si è sciolto stile panda e la mia faccia è più lucida di una trota sul banco freschi  dell’Ipercoop. E poi, lei,  profuma. Mughetto dell’Himalaya, Rosa del Kentucky, Patchouli della Patagonia;  mentre io olezzo di Autan della Valpadana. Cammina verso me sorridente e  leggiadra volteggiando su antipatici  trampoli d’ursiani come se ci fosse nata, esibendo caviglie infinite,  da gru. Io ho i sandali della geox e i piedi gonfi per il caldo  che  Pippo Pampers mi farebbe  na pippa.

A sei anni  misi il mio incisivo da latte appena caduto sotto il cuscino e chiesi alla fatina del dentino di farmi  diventare, da grande, come la mia attuale amica : alta, bionda e sottile. Ma la mia FaTTina era   appena uscita dalle Vallette e a me  assegnata d’ufficio per i   lavori socialmente utili. Avvezza piu’ a distribuire polvere bianca  che stare appresso ai sogni di  bambini sdentati,  ha  esaudito il  desiderio di qualcun altro: assomiglio più a  Calimero che alla Kidman e mi ritrovo gambe corte  su polpacci da ciclista. Era  il dentino  di  un baby sherpa.  Ora rido un sacco pensando ad un andino quarantenne biondo e magrino. Chissà se anche nelle remote zone degli altopiani Incas si da la colpa agli idraulici quando un bimbo vien su con una cromia sconcertante.

Ho detestato le mie gambe poco hollywoodiane  e i miei capelli castani durante l’adolescenza,  quando incassi i primi  pugni all’anima,  quelli che ti tolgono l’aria  nel momento in cui comprendi che il  compagno di classe di cui sei tanto innamorata è invaghito  a sua volta di Sabrina, alta bionda e cretina. Più tardi ho realizzato  che le bionde si scottano ed invecchiano prima,  che  gambe solide  mi permettono di arrampicarmi ovunque e soprattutto che la statura da Puffetta mi consente d’ indossare i tacchi più arditi senza temere d’essere più alta del cavaliere che mi porta a cena.

Vorrei  anche dire  di aver capito  che i pugni all’anima cessano di fare tanto  male ad un certo punto. Purtroppo no, quelli riescono sempre a  togliere fiato e sonno come la prima volta. Non importa quanti anni abbia il corpo. L’anima  rimane  quella racchiusa nel sonno di un bambino che, la notte,  affida  il suoi sogni  al  cuscino.

Mi  arrampicherò sulle Ande prima o poi, alla ricerca del  biondo  quechua che mi ha fottuto il dentino.

Non è il caffè a far male…

Siete caffeinomani? Se non prendete il caffè dopo la sveglia, avete per tutto il giorno la faccia tipo mucca davanti a un’equazione? Sapete che troppo caffè fa male eppure ne berreste un litro per volta? Come fare? Cambiate modo di prenderlo: mettetevelo nel culo.
Ma certo! Non vi era mai venuto in mente? Solo perché non avete mai avuto l’ardire di andare su google e scrivere “clistere di caffè”. Fatelo, vi prego fatelo. Non metto link diretti per evitare polemiche…ma vi si aprirà un mondo. Scoprirete che il clistere di caffè ripulisce l’organismo in generale, il colon e soprattutto il fegato dalle tossine. Insomma è un must.
E siii, voi lo ignoravate ma un clistere fatto con un litro (badate bene un litro) di caffè migliora la qualità della vita; a patto che chiaramente sia preceduto da due o tre clisteri di tipo tradizionale. E ora sapete perché al bar vi danno il sorso d’acqua prima del caffè.
Scherzi a parte: è scientifico, è documentato, ed è un rimedio che le nostre nonne conoscevano benissimo. E già, perché noi siamo figli del consumismo e della tecnologia, ma pare che  ci sia stata un’epoca in cui non facevi in tempo a dire “ho mal di stomaco” che tua nonna metteva su la caffettiera.
Sì sì, proprio così.
Anzi diciamocela tutta: ve la ricordate la caffettiera enorme che c’era a casa della nonna.? Quella che non veniva usata mai, quella che ufficialmente era per il tiramisù….quella che era talmente grande che uno, da bambino, si chiedeva: “ma perché è così grande? Mica mi ci devo sedere sopra?”
E invece sì! Era la versione rapida.

– nonna non c’ho tempo per il clistere!
– Su non fare storie, giù i pantaloni e siediti sulla caffettiera! Cinque minuti di pazienza e viene su

Mi fermo qui. Mi conosco e so che degenererei. Ma mi restano molti dubbi:
Si possono usare direttamente le cialde?
Vanno bene sia quelle della Nespresso che della Lavazza?
Si può usare la grolla dell’amicizia per un clistere con gli amici?

Concludo con un suggerimento e una riflessione: se vi offrono un caffè, nel dubbio, prendetelo macchiato freddo. Brucia meno.
Infine: non è il caffè a fare male….al limite è la caffettiera.

Alex

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Quello che le donne dicono. Otto frasi con cui uccidere un uomo e otto modi in cui gli uomini le vivono

Dobbiamo parlare. Frase apparentemente innocua che fa percepire a lui la stessa sensazione di quando cammina per strada e pesta qualcosa di morbido. Potrebbe essere un mucchietto di foglie, della carta appallottolata o un mazzo di primule. Eppure lui non hai il coraggio di guardare perché sai benissimo che si tratta di merda. Quando guarda giù si rende conto che il vero problema non è che la merda l’ha pestata, ma che c’è dentro fino al collo. E lei sta solo facendo le onde.

Non noti nulla? Lui si sente come Mel Gibson in Arma Letale 17. deve disinnescare la bomba, mancano 5 secondi all’esplosione e deve decidere che filo tagliare. Solo che la sua bomba ha 100 fili e sono tutti bianchi. E lei, non ancora paga, gli dà suggerimenti tipo “il filo bianco…taglia il filo bianco”, giusto così, per godersi l’agonia. Che lui risponda “hai cambiato pettinatura”, “questi Jeans nuovi ti stanno benissimo”, “le tendine nuove in cucina sono meravigliose” o “sei dimagrita” la bomba comunque esploderà.

Se non ci arrivi da solo è inutile che te lo dica.  Per il cervello maschile è un paradosso logico. Tipo “questa frase è falsa”. Se è vera allora è falsa, se è falsa allora è vera. L’unica risposta che può balenare nella testa di un uomo è “cosa?”. Risposta “Appunto”. Scacco matto.

Nel cassetto degli asciugamani” o “nel cassetto delle lenzuola”. E’ la frase che dice lei quando vuole vincere a tavolino. Basta che riesca a inserirla in qualche modo nel discorso e lui passa in posizione di svantaggio. Si basa sul “teorema dell’uomo ignaro” che recita: “Indipendentemente da quanto tempo vive nella stessa casa, nessun uomo sa dove cazzo si trovino asciugamani e lenzuola”. Incredibilmente vale anche per gli uomini che vivono da soli.

Fai pure come vuoi. Come quando leghi il cane ad un albero con una corda. Per quanto sia lunga la corda, il cane gira attorno all’albero sempre nello stesso senso, la corda si attorciglia e alla fine il cane si trova appiccicato all’albero. E ha fatto come ha voluto. Potrebbe girare anche al contrario…ma non ci arriva. E lei lo sa

Sono più giovane/magra/giovanile io o lei? Un uomo sarebbe più libero nella risposta se Kim Jong-un, dittatore della corea del Nord, gli chiedesse “Sono un uomo giusto?”

Se lo dici tu…Queste 4 parole,  pronunciate da una donna, hanno sulle dichiarazioni di un uomo lo stesso effetto che la parole facsimile hanno sul denaro: tolgono ogni valore. E ciò che lui ha detto diventa fuck-simile

Ricordi quando hai detto che….Non vale! Chiedere ad un uomo di ricordare cosa ha detto più di 24 ore fa è’ come chiedere a una donna di spiegare le regole del fuorigioco,  a Madre Teresa di fare un filtrino per le canne con un biglietto dell’autobus o ad Heidi di camminare per gli alpeggi col tacco 12 insieme alle caprette che fanno ciao. Impossibile. Il cervello maschile è impegnato a ricordare e capire altre cose: quali sono le regole del fuorigioco, come fare la S nel filtrino e come mai Heidi l’abbiano disegnata senza caviglie.

O anche a scrivere minchiate su un blog.

Alex

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Mel Gibson mentre guarda i 100 fili, tutti bianchi

8 euro al chilo

IMG-20150530-WA0008Ore 13,  metropolitana di Torino, tra le stazioni Spezia e Racconigi. Due ragazze sui trenta brune e carine, sedute davanti a me,   sghignazzano guardando  foto da un cellulare.

-“Questa  l’ abbiamo  postata l’altra notte su un sito…Io e  il tipo  che frequento ora; sai, a  lui piace espormi…  è stato lui  ad insistere. Uno in rete  mi ha offerto 500 euro per una scopxta”.

-“ E ci vai?”

-“Ma no figurati, era così per gioco…non lo farei mai . Però  500 è tanto, mica per tutte!”

Sorride, è contenta; forse, in fondo, sta valutando sul serio l’offerta.

” E te credo!”, penso io, che 500 euro  col mio lavoro impiegatizio li guadagno in… lasciamo stare va, che tristezza!

Mi incuriosirebbe  sapere se l’ aspirante escort sia più orgogliosa del fatto che il ragazzo la esponga come merce rara  su un sito di prostitute, o  sia  compiaciuta  per l’alta valutazione ricevuta.

“Ma che te frega!” mi risponde  il mio unico neurone ancora funzionante, Gege per gli amici,  incagliato nella suadente fantasia di un rosa biglietto da 500 nelle mie mutandine.

Poi però Gege ha un moto di ribellione ( è un neurone  solitario ma tosto), e mi frega avviando in background il programma “massaia” che scatena un semplice calcolo: la brunetta in questione, prezzata 500 euro all’asta, peserà cira 60 Kg, che tradotto, significa poco più di 8 euro al chilo. Come la carne di pollo. D’allevamento. Meno del maiale.

D’improvviso quei 500 euro non mi sembrano più così tanti e  Gege, solitario ma saggio, mi suggerisce che, in fondo, c’è ben poco di cui felicitarsi per quella che non è altro che un’ avvilente valutazione da macelleria.

Meli

Dal vangelo secondo Alex: la genesi. Ovvero: ecco perché all’uomo non manca una costola sola

E’ il settimo giorno. L’universo è stato creato. Ci sono le stelle, il cielo, il mare, i fiumi, gli alberi ed Equitalia. A quel punto Dio si siede per terra, plasma l’uomo con la polvere del suolo e gli da vita soffiandogli nelle narici. Un po’ come gonfiasse una bambola gonfiabile. Non è uno degli inizi più edificanti. Comunque Adamo, appena gonfiato, si guarda attorno e sicuramente si sente molto spaesato. Mentre è lì che pensa qualcosa tipo “basta bere la sera” e “dove cavolo ho parcheggiato la macchina?” si sente chiamare:

– Adamo!

– eeeeeeeee

– Son Dio. Il tuo Dio

– E grazie al cazzo…siamo in due….di chi altro potevi essere Dio?

– Adamo, modera il linguaggio! Come stai?

– Bene, mi sento solo un po’ gonfio.

– Eeee abbi pazienza. Senti ma ti piace il paradiso terrestre?

– Bah…si. Poi non è che abbia tutta quest’esperienza visto che mi hai creato 10 secondi fa. Comunque, forse, avrei fatto il cielo di un blu più intenso…’sto azzurro lo trovo un po’ slavato

– Ma fa pendant col mare! E poi senti, è da 7 giorni che mi sto ammazzando di lavoro, il cielo te lo tieni così

– E allora cosa me lo chiedi a fare se mi piace….

– Ma dimmi Adamo. Non senti la mancanza di qualcosa?

– No

– Di nulla o di nessuno?

– No

– Adamo, pensaci bene. Sei solo. Sarai solo ogni giorno e ogni notte per tutta la tua vita. Non pensi che ti annoierai? Non pensi che patirai la solitudine?

– E lo so mio Dio, capisco dove vuoi arrivare. In cuor mio sento che la vorrei e mi rendo nessun uomo può vivere senza, ma….

– Ma cosa? Adamo, pensaci: potrebbe tenerti compagnia, potrebbe parlarti, darti consigli, offrirti una visione diversa del mondo e della vita. E darti anche cose inaspettate

– E va beh, crea ‘sta cazzo di televisione, ma sappi che mi da profondamente fastidio l’idea di pagare il canone.

– Adamo, ma quale televisione! Parlavo della donna

– Ah. Ma boh…onestamente….non ci avevo pensato.

– Ma Adamo…ti ho anche creato con degli istinti sessuali!

– Sì, ma anche con le braccia abbastanza lunghe da arrivare al mio uccello da solo

– Dovevo fartele più corte

– Sì, ma visto che non mi cambi il colore cielo ora non è che puoi accorciarmi le braccia! A proposito posso chiederti una cosa? Ho una curiosità

– Dimmi Adamo

– Ma se svito l’uccello mi cade il culo?

– Adamo, ma come ti vengono in mente queste cavolate? Comunque senti, per essere onesto, sappi che la donna la devo creare per forza, che se no il ministero delle pari opportunità mi tira su un casino che manco te lo immagini. Allora dimmi come la vuoi ‘sta donna?

– Muta

– Adamo è vero che esisti da cinque minuti cinque. Ma non sei ancora riuscito a dire una cosa furba che sia una!

– Scusa Signore, ora mi impegno

– Allora come la vuoi? Vuoi una tipa pratica e razionale o un po’ sognatrice e artistoide? Vuoi che sia appassionata di musica e pittura? Di passeggiate nella natura? La vuoi che le piaccia il mare o la montagna? La vuoi che sappia cucinare bene? La vuoi solare e sempre sorridente? La vuoi passionale? Come la vuoi?

– Con le tette enormi

– Adamo io non ho parole! Basta, non ti chiedo più nulla e faccio da solo. Dammi una costola!

– Signore aspetta

– Che c’è ancora?

– Se te ne do due…mi crei anche la televisione?

Alex

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