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8 euro al chilo
Ore 13, metropolitana di Torino, tra le stazioni Spezia e Racconigi. Due ragazze sui trenta brune e carine, sedute davanti a me, sghignazzano guardando foto da un cellulare.
-“Questa l’ abbiamo postata l’altra notte su un sito…Io e il tipo che frequento ora; sai, a lui piace espormi… è stato lui ad insistere. Uno in rete mi ha offerto 500 euro per una scopxta”.
-“ E ci vai?”
-“Ma no figurati, era così per gioco…non lo farei mai . Però 500 è tanto, mica per tutte!”
Sorride, è contenta; forse, in fondo, sta valutando sul serio l’offerta.
” E te credo!”, penso io, che 500 euro col mio lavoro impiegatizio li guadagno in… lasciamo stare va, che tristezza!
Mi incuriosirebbe sapere se l’ aspirante escort sia più orgogliosa del fatto che il ragazzo la esponga come merce rara su un sito di prostitute, o sia compiaciuta per l’alta valutazione ricevuta.
“Ma che te frega!” mi risponde il mio unico neurone ancora funzionante, Gege per gli amici, incagliato nella suadente fantasia di un rosa biglietto da 500 nelle mie mutandine.
Poi però Gege ha un moto di ribellione ( è un neurone solitario ma tosto), e mi frega avviando in background il programma “massaia” che scatena un semplice calcolo: la brunetta in questione, prezzata 500 euro all’asta, peserà cira 60 Kg, che tradotto, significa poco più di 8 euro al chilo. Come la carne di pollo. D’allevamento. Meno del maiale.
D’improvviso quei 500 euro non mi sembrano più così tanti e Gege, solitario ma saggio, mi suggerisce che, in fondo, c’è ben poco di cui felicitarsi per quella che non è altro che un’ avvilente valutazione da macelleria.
Meli