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La “vena” romantica

Tutti gli uomini hanno una vena romantica. Ed è quella che unisce il cuore all’uccello. Un tubo diretto, sempre aperto. L’esistenza della vena romantica ha come effetto la completa incapacità dell’uomo di distinguere tra gli impulsi sessuali scatenati  dal suo Gulliver e i sentimenti dettati dal suo cuore. Sono un tutt’uno inscindibile. Detto in altre parole: se diventa duro è amore. Stop.
In questo processo di innamoramento, il cervello dell’uomo non ha alcun ruolo. Di conseguenza, anche il neurone contenuto al suo interno, sta lì, solo, ramingo e sconnesso come la particella di sodio dell’acqua Lete. L’unica differenza è che quando urla “Uuuuu…c’è qualcuno?”, non si percepisce silenzio, ma solo il suono ripetuto di antichi versi d’amore che, dalla pubertà in poi, riecheggiano immutati nella sua mente::

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Eppure a volte un uomo sa andare oltre. Sa spremere il neurone, liberare la vena romantica, mettere a tacere i versi d’amore tetteculosesso, liberarsi dall’espressione tipica di una mucca davanti ad un’equazione, che tanto gli viene naturale in presenza di femminea bellezza, e scrivere parole come quelle di Dante, romantiche per davvero:

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.

Versi d’amore dolci e celestiali. Ma Beatrice l’ha data a Dante? No. E allora valeva la pena sbattersi a scriverli solo per far vedere ai posteri quanto si può essere romantici? No. Forse è meglio essere veri , diretti e beceramente uomini. Se l’avesse fatto anche Dante, avrebbe scritto:

Beatrice, calati la mutanda che parliamo d’amore.

Non so se Beatrice gliela avrebbe data. Ma i posteri avrebbero apprezzato

Alex

lete