Etichettato: uomini e donne
Meli risponde: menzione alla minzione per lei
Ebbene si, parliamone! Su youtube spopolano video di malcapitate donne riprese, loro malgrado, a fare pipì per strada, o dietro auto o muretti , ripari parziali e di emergenza, spesso accompagnati da risate o “che schifo”, “che gente”, “che maleducata”. Su un famoso forum femminile qualcuna chiede “ vi è mai capitato di fare pipì all’aperto?”. Le risposte sono poche, timide; qualcuna nega, qualcun’altra confessa di averlo fatto in un momento di estremo bisogno, ma afferma di vergognarsene. Quindi mi chiedo e vi chiedo: perché la pipì per strada fatta dalle fanciulle è un tabù, un atto inconfessabile, inaccettabile dalla buona società, mentre quando fatta da un ometto al limite suscita schifo ma né scalpore né clamore ? Anzi, per gli uomini fare pipì per strada è motivo di aggregazione, come ben ci spiega Alex nel precedente articolo: “…un atto nobile che, se da un lato attinge ai nostri più ancestrali e animaleschi istinti, dall’altro è condizionato da migliaia di anni di evoluzione e influssi culturali” .
E ancora:
LUCCA, 13 ottobre – Dilaga la moda della ‘pausa diuresi’ nella movida notturna lucchese, il comitato ‘Vivere il centro storico’ torna all’attacco con nuove foto e un residente ‘voyeur’ si scaglia contro le donne: “Si infilano fra le macchine e lasciano il fazzolettino, ma a un certo punto della serata si tirano su la gonna e via… Ogni pezzo di carta è una ‘pipì’ di ragazza che per farla si infilano tra le macchine (chiaramente quelle che dopo aver fatto si puliscono, perché ad un certo punto della serata si tirano su la gonna e via)” [cit. da loschermo.it]
Da che mondo è mondo gli uomini hanno sempre fatto pipì all’aperto. E’ atavico. Anche quando sono presenti i wc chimici, preferiscono cercare un’aiuola. Vi siete mai chiesti perché nei bagni delle donne c’è sempre coda e in quello degli uomini no? Ai nostri bisnonni, che vivevano in una cultura contadina, bastava un alberello della sterminata campagna. Ora un palo della luce o l’angolo della metropolitana svolgono la stessa funzione. L’usanza non è incoraggiabile né edificante, ma accettata. Magari non tiratevi giù la cerniera davanti alla polizia in quanto fare la pipì in strada “ configura il reato penale di Atti contrari alla pubblica decenza che, se i genitali sono visibili, può sfociare in Atti osceni in luogo pubblico ”.
Per noi fanciulle è tutto più complicato…Non dimentichiamo che la vescica delle donne è piu’ piccola di quella di un uomo… Chi di noi femminucce, uscendo la sera dalla birreria preferita dopo aver festeggiato un po’ più di quanto il nostro sacchettino contienipipì tolleri, non si è trovata nella necessità impellente di farla? Locali chiusi, wc pubblici inesistenti. E che fai? Mica ti puoi mettere contro un muro come un maschietto e via! E si, perché madre natura non ci ha dotate di una graziosa e utile proboscidina che ci permetta di non farcela sulle scarpe se solo proviamo ad eseguire l’operazione in posizione eretta. E allora via, in due ( perché si sa che le femmine vanno sempre in coppia al bagno, anche quando il bagno non c’è) alla ricerca di un posticino adatto, che deve presentare le seguenti caratteristiche:
– sia lontano da occhi indiscreti ( passanti, auto, balconi di case limitrofe)
– sia coperto su quattro lati, ma bastano anche tre, mentre l’amica fa il palo e controlla che non passi nessuno
– meglio se in pendenza , in modo che non si crei la pozzanghera che ci annega le scarpe.
– favorite sono le aiuole , i cespugli, i terreni non asfaltati, ma visto che in città non è consigliabile entrare in un parco di notte o farla sul terrapieno di una rotonda, va bene anche lo spazio tra un’auto e l’altra
Quindi, al “ via “ dell’amica palo, giù i pantaloni ( o su la gonna per le più previdenti ) e senza indugio spingere forte per farla uscire nel minor tempo possibile, perché potrebbe passare qualcuno o peggio, potreste trovarvi in qualche video di youtube o peggio del peggio, finire multate per “atti osceni in luogo pubblico”.
Ma vi sembra vita questa? Altro che “ scrivere il proprio nome o farla sulla neve” caro Alex. A noi si gela il culo, caro; in quanto alla “ scrollatina” , noi non abbiamo un bel niente da scollare, a meno che non ci mettiamo a ballare la samba accovacciate a terra. E allora dobbiamo usare i fazzolettini e poi quel gentile signore di Lucca si lamenta …
Questa è per me la vera invidia del pene!…Non dico di voler fare scritte sulla neve, fare canestro, gare a chi ce l’ha più lungo, annaffiare i gerani, ma almeno poter pisciare ovunque, senza altra necessità che non sia un qualsiasi muro!
Per fortuna ci ha pensato un popolare negozio che vende online veramente la qualsiasi…dal cappello con ombrello incorporato, alla spazzola fatta a ciabatta per pulirsi i piedi camminando, a simpatici tubicini che, al bisogno, si applicano all’orifizio femminile onde permettere alla patatina di farla come se fosse un pisellino.
Ragazzi, Natale è vicino. Pensate a cosa far trovare sotto l’albero alle vostre peneprive fidanzate…
Meli
Menzione alla minzione
Wikipedia: “è l’insieme degli atti fisiologici, volontari e involontari, che determinano l’espulsione dell’urina raccolta nella vescica”. Ma non scherziamo! Per un uomo fare pipì è molto, ma molto di più!
E’ un atto nobile che, se da un lato attinge ai nostri più ancestrali e animaleschi istinti, dall’altro è condizionato da migliaia di anni di evoluzione e influssi culturali.Ma cominciamo dall’inizio. Un uomo, se ascoltasse il proprio istinto, farebbe pipì non solo sulla tavoletta del water, ma su tutto ciò che lo circonda, indipendentemente dal fatto che si tratti di oggetti inanimati o di esseri animati. Sulla portiera della macchina per evitare di farsela rubare, sullo scaffale Billy dell’ikea dopo averlo montato per sentirlo veramente suo, sul proprio cane per fargli capire chi è il padrone e sui piedi della propria compagna per tenere lontani gli altri maschi. Ora, non starei a sindacare sui motivi per cui, purtroppo, e ribadisco purtroppo, tutto ciò non è più realizzabile. E soprassiedo anche su quanto questa repressione culturale violenti la più spontanea e genuina natura degli uomini. Mi soffermerei invece a riflettere sul fatto che comportamenti tipicamente maschili, che spesso vengono additati e definiti volgari o disdicevoli, altro non sono che arricchimenti di un atto – fare la pipì – che è oramai stato spogliato del suo vero intimo significato.
Vediamone alcuni.
Fare la pipì sui muri. Scena non infrequente nelle nostre città. Sfatiamo subito un mito: la scelta del muro/palo/albero non è tanto una necessità culturale quanto tecnica: il supporto verticale canalizza l’attenzione dei liquidi e ne favorisce un ordinato deflusso, che evita spruzzi indesiderati sulle scarpe. Detto ciò, il muro comunque diventa un foglio bianco su cui esprimere il dolore per le deprivazioni subite. Ed ecco il motivo per cui l’uomo, con la stessa sicurezza con cui Paganini afferrava il suo violino, afferra il suo prezioso strumento e si lancia nelle più svariate evoluzioni: ondeggiamenti laterali per ricoprire la più grande area possibile, improvvise impennate nel tentativo di arrivare più in alto, movimenti inconsulti per essere creativi nei disegni. E chi più ne ha più ne metta, ma il concetto base resta comunque semplice: più muro usi, più è grande il tuo territorio.
La pipì in compagnia. Si diceva un tempo: “Chi non piscia in compagnia o è un ladro o è una spia”. Un evergreen che ricalca in pieno la fenomenologia sopra descritta, con l’aggiunta dell’aspetto competitivo. Ed ecco perché, come tanti piccoli Grisù impazziti, ci si spertica nel tentativo di far canestro nel cassonetto dell’immondizia o di bagnare i gerani alla signora del primo piano. Ed improvvisamente la buffa assonanza tra le parole “minzione” e “minchione” non sembra più casuale.
La pipì sulla neve. Sicuramente la situazione che più scatena la fantasia maschile. Penso che principale la perversione di tutti sia quella di scrivere il proprio nome. E se ci sia chiama Ugo Bo, forse è realizzabile. Ma, se ci si chiama Massimiliano Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, o ci si limita all’arte dell’incompiuto o si sceglie un diminutivo: io Alex l’ho scritto per intero. Parecchie volte. Ritengo opportuno spendere due parole sullo stile. Benchè la scelta del font stampatello maiuscolo sia quella più naturale, si tende a trascurare il fatto che essa implichi una sospensione del flusso tra una lettera e l’altra. L’esperienza insegna infatti che la fluidità del corsivo minuscolo è impareggiabile. E non richiede pause. Non è ovviamente il caso di mettere i puntini sulle “i”.
Vorrei concludere con l’analisi puramente tecnica di uno degli aspetti più dibattuti sull’argomento “pipì maschile”: gli spruzzi sulla tavoletta del water; posto che, alla luce di quanto detto fin ora, spero risulti evidente a tutti che sono assolutamente poca cosa. Ma è importante che le donne acquisiscano un’ulteriore preziosa nozione: talvolta il nostro aerografo di precisione, soprattutto quando ha passato un po’ del suo tempo ad essere piacevole trastullo di mogli e compagne, si trasforma in una sorta di pompa impazzita. Non so se dipenda dal fatto che ha ancora la testa tra le nuvole o non ha ancora avuto il tempo di ricomporsi a dovere, ma l’effetto percepito dall’utente è che il flusso devia sensibilmente dalla traiettoria prevista. In alcuni casi anche di 90 gradi. Insomma, il primo spruzzo……parte a caso. Nulla di più facile che centrare l’oblò della lavatrice o dare nuovo “candore” all’asciugamano del corredo della nonna con le iniziali ricamate a mano sul bordo. E’ ovviamente possibile, oltre che fortemente consigliabile, ritarare la mira in corso d’opera….ma oramai il danno è fatto.
“Ma falla da seduto”.
Tutti ce lo siamo sentiti dire almeno una volta. Allora……posso sopportare il fatto che per prendere proprietà di un terreno si vada dal notaio e non ci si pisci intorno. Posso sopportare che la voltura dell’automobile non si faccia con una sana pisciata sul cofano. Posso sopportare che l’atto del fidanzamento si compia con l’uso di un anello con diamante e non con una simpatica innaffiatura della compagna. Ma non posso sopportare di far pipì da seduto. Proprio no. Almeno la posizione eretta lasciatemela.
Un’ultima riflessione: esiste una canzone degli anni ‘70 che si intitola “Ho scritto t’amo sulla sabbia”…….è il caso che aggiunga altro?
Alessandro Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare
Per comodità: Alex
Scusa ma devo metabolizzare
Piazza in centro città, sole di inizio Settembre, panchine piccioni e gelati.
lei: Ciccino, proprio non va
lui: vero Ciccina
lei: dai non è tragico, stiamo insieme solo da due mesi…
lui: vero Ciccina
lei: però io ti voglio bene comunque
lui: anche io
lei: rimaniamo amici? Mica abbiamo litigato da non volerci sentire più…
lui: giusto
metà Settembre, cinque del pomeriggio.
lui: pronto
lei : ciao Exciccino, come stai?
lui: (… silenzio) Bene,e tu?
lei: si anche io. Senti Exciccino, ti sto telefonando perchè organizzo una festa per il mio compleanno la settimana prossima, aperitivo al solito bar. Vieni?
lui: eee… mmmm…
lei: Exciccino tutto a posto? C’è qualche problema?
lui: no è che, insomma, forse non è il caso…
lei:ma perchè, ci siamo lasciati bene no? avevamo detto che saremmo rimasti amici…
lui: è che sai, dopo che ci siamo lasciati due settimane fa io sono stato davvero male… Devo ancora metabolizzare la cosa.
lei: ah! Non me lo aspettavo… Ma sei arrabbiato con me?
lui: no, no davvero. Però preferisco non vederti per un pò…fa troppo male
lei: mi dispiace tanto… Ma ti posso chattare almeno?
lui: certo Exciccina
Seguono due settimane di silenzio chat/telefonico. Poi iniziano movimenti sospetti in feisbuk tra le compagnie di Exciccino.
Lui: pronto
lei: ciao Exciccino. Ti chiamo io perchè tu non ti sei piu’ fatto sentire… Stai meglio? Hai metabolizzato?
lui: si, va meglio grazie
lei: vedo… vedo
lui: eh… si, insomma…mmm…
lei: come si chiama?!
lui: Newciccina…
lei: bel nome! ( del cazzo). E perchè non me lo hai detto ?
lui: volevo dirtelo, ma…
lei: ma che? mi hai detto che dovevi riprenderti dalla nostra separazione, testadimin…a!
lui: hei, guarda che sono stato male davvero…ho anche ripreso a fumare.
lei: ( …silenzio)
lui: davvero!
lei: e ora hai metabolizzato?
lui: si
lei: vaffanculo
lui: pure tu
Meli
Le tende invisibili
Serata di agosto. Panchina in un parco sulla collina torinese.
Lei: “Io non volevo un fidanzato!”
Lui: “Ma io non ho fatto il fidanzato!”
Lei in lacrime: “Appunto. Dovevi farlo! Almeno un po’. Non mi hai neanche mai chiesto se volevo una mano per cambiare le tende”
Lui attonito: “Quali tende?”
Con questo scambio di battute e’ finita la mia ultima storia.
Il dilemma principale potrebbe sembrare:”Ti ho detto che non volevo un fidanzato ma dovevi capire che volevo un fidanzato”
E invece no. Noi uomini oramai al “si che vuol dire no” e viceversa ci abbiamo fatto il callo.
La domanda che invece mi attanaglia la mente è: “Quali tende?”
Oddio
Alle tende io non ci avevo mai mai mai fatto caso. E facendo mente locale, delle tende di casa sua, nel mio cervello non c’e’ traccia alcuna. Di quella casa ho tanti tanti bei ricordi. Ma le tende no.
Le tende?
Dove erano le tende?
Le tende?
Tende?
Tende…..
O tette?
E la parola “tette” suona nella testa di un uiomo come la parola “scoiattolo” suona nella testa di un cane. Le tette siiiii! Quelle me le ricordo. Erano due. E non andavano cambiate!!!
Si non erano enormi….ma non invisibili. E so dove erano. Datami l’una l’altra la trovo subito….del resto dove c’e’ una tetta…facilmente se ne trova un’altra.
Ma le tende?
Eppure non dovrebbe essere difficile. Casa sua e’ un monolocale. Con un’unica porta che da su un minuscolo balcone. E quindi, se le tende c’erano…dovevano essere li. Ma nel mio cervello il nulla sovrasta la visione della porta e di conseguenza delle tende.
Già…ci sono cose che il cervello degli uomini trascura bellamente.
Alcuni esempi?
– Le tende e il loro posizionamento.
– Che cosa siano il pervinca, il magenta e il ciano.
– Le gocce nella doccia dopo che hai fatto la doccia
– I nuovi tagli di capelli delle compagne/mogli
– Le descrizioni degli abiti da sposa che siano più complesse di “è bianco”
– La posizione è l’utilità dei soprammobili in casa
– La differenza tra il fornetto da unghie e lo scaldabrioches del Mulino Bianco
– Come possa una telefonata durare più di 2 minuti
E si potrebbe andare avanti per molto.
Ma non volendomi perdere nei luoghi comuni torno al problema principale: le tende.
Questione che e’ ben più complessa di quanto sia emerso fino ad ora. Anche a me subito era sembrata più semplice. Tolta la faccia che mi è venuta in quel momento, quella da mucca davanti a un’equazione, per me…boh morta lì.
Ma no!!! Errore!
La frase non e’ stata “non hai mai visto le tende”, e tanto meno “non hai mai visto le tette”, ma bensì “non mi hai mai chiesto se volevo una mano per cambiare le tende”.E qui, nel cervello del maschietto che, come nel mio caso vuole (vorrebbe) capire, si scatenano tutta una serie di questioni, quasi tutte irrisolte.
Ovvero: preso atto che le tende non le vedo………ma si cambiano?
Con che cosa? Con altre tende? Anche esse invisibili?
Oppure si tolgono saltuariamente e poi si rimettono? Sono stagionali? Si cambiano con l’ora legale? Mmmmm forse si lavano.
Va beh…ma perché le serviva una mano per cambiare le tende?
Erano in alto, ma così in alto che non ci poteva arrivare da sola manco con la scala?
O forse erano pesantissime al punto da dover essere in due per gestirle?
O non aveva una scala e forse dovevo prenderla in spalle?
Insomma…come cazzo erano ‘ste tende?!?!?!?
Non lo so adesso e non lo sapevo quella sera.
DRIIIIIINNNNN DRIIIIIINNNNN “Ciao come va? Senti posso passare a trovarti una sera?”
“…forse non è il caso. Ne abbiamo già parlato tra noi è finita….”
“…guarda che non mi interessa…….vorrei solo vedere le tende”
“Ah ah ah chesssimpatico. Alla fine me le ha cambiate mio padre”
“Ma lui le vede?”
“No. L’ha obbligato mia madre”
“ahhhh. Ok. Senti…ma le tette?”
Alex
Da bambina pensavo che
– mi sarei sposata col mio compagno di banco Guido. E sarebbe stato per sempre.
– avrei avuto due figli, un maschio e una femmina, e li avrei chiamati Marco ( come il bambino protagonista di uno struggente cartone animato che parte da solo per l’Argentina alla ricerca della mamma) e Romina ( la mia vicina di casa bionda e boccolosa, accidenti a lei).
– avrei fatto la maestra, forse perché la maestra sapeva tutto, come la mamma, ma di più.
– volevo fuggire di casa per andare non so dove , bastava star lontana da mia sorella grande che mi mollava sberloni tutti i santi giorni.
– da grande avrei avuto tutte le risposte, come la maestra, e che niente avrebbe potuto spaventarmi .
– la signorina Rottermaier fosse una vera stronza, e piangevo guardando Remì, Candy Candy e anche Heidi, quando Clara torna a camminare.
– avrei avuto una casa grande, col giardino e il cane, oltre al marito e ai figli ovviamente.
-la barba di Babbo Natale pungesse come lana, e il suo naso assomigliasse sospettosamente a quello di mio zio Nino.
– per far nascere un bambino, mamma e papà dovessero strofinarsi nudi fino a quando gli spermini di papà, simili a girini, sarebbero usciti dal pisello ( termine piu’ edulcorato di pene) del papà per entrare nella pancia della mamma attraverso la patatina ( termine più edulcorato di vagina) dove avrebbero incontrato un uovo ( come quello di gallina ma molto molto più piccolo).
Questa la fantasiosa metafora dal titolo “ illustra il sesso al tuo bambino” ottenuta da un interessante connubio di spiegazioni materne a scolastiche.
La scoperta del reale sistema idraulico che porta al concepimento, dell’erezione maschile a dirla in breve , mi ha lasciata sgomenta, rivoluzionato il mio mondo di bambina di 10 anni. Mai avrei pensato che il pisello ( quel salsicciotto poco invitante usato da mio fratello per fare pipì e al quale mai mi sarei avvicinata), potesse cambiare forma e consistenza e introdursi dentro la, la..la vagina per andare a cercare un uovo, e lì appresso depositare il suo carico di impaziente vitalità. Insomma, io pensavo, nella mia tenera ingenuità infantile, che il prezioso carico venisse depositato all’ingresso del porticato e non a domicilio. Un po’ come i pesci che spruzzano le uova deposte delle pescie, insomma.
Scoprii che così non era per mezzo di mia sorella grande che sfogliando un libro di scienze ancora a me inaccessibile shignazzò alla sua amica “ sembra un appendiabiti”.
Ma come un appendiabiti??? Insomma, che c’entra l’appendiabiti? La risposta mi colse inaspettata come un’ondata di acqua gelida. Mi sentii come quando a sei anni mia sorella ( sempre quella) mi disse “ Certo che era zio Nino a portare i regali, Babbo Natale non esiste, stupida”.
Ma perché mai mi era stata nascosta una tale verità sui rapporti fra adulti? E la mitica maestra? Perché non me lo aveva detto? E la mamma e il papà quindi non si limitavano a strofinarsi nudi. Noooo, c’era di più , molto di più. E quali altre bugie, oltre ala sesso e a Babbo Natale, mi avevano raccontato?
Delusa dal sistema scolastico e dalla approssimativa e grossolana gestione familiare della mia educazione sessuale decisi che non volevo piu’ fare la maestra, né tantomeno mi sarei sposata: mai e poi mai avrei permesso a quel coso di sondare le mie intimità. Tu stai a casa tua, salsicciotto gommoso, che io sto nella mia. E quindi non avrei avuto figli . E nemmeno un cane. Tiè.
E forse anche la signorina Rottermaier non era poi così stronza: se era signorina, non si era sposata, forse proprio perché non voleva nemmeno lei quei cosi nel suo letto. Di colpo la signorina Rottermaier mi stette un poco più simpatica. E poi, alla fine, quando Clara muove i primi passi, si commuove e chiede pure scusa.
Con seconda media e l’incontro con Simon Le Bon cominciai a valutare un futuro diverso rispetto a quello monacale dei miei rivoluzionari 10 anni. In fondo, non mi sarebbe spiaciuto strofinarmi con lui e il solo pensiero mi faceva avvampare in pensieri notturni per me allora ancora inconfessabili. Ovviamente Simon mai nemmeno mi degnò di uno sguardo…Stronzo.
La mia scoperta del sesso ebbe luogo molti anni dopo, quando con nuova meraviglia scoprì che la pelle che ricopre il pene è mobile e grinzosa, come quella di certi cani pieni di pieghe.
E che non necessariamente il sesso si fa per avere bambini.
E che il preservativo è scomodo ma necessario.
E che forse la signorina Rottemaier era stronza perché non trombava.
E che da grandi non si hanno tutte le risposte.
Babbo Natale invece….Lo aspetto sempre.
Meli