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Piccoli miracoli di un grande elettrodomestico: la lavatrice
La lavatrice è in grado di compiere miracoli. Quali?
La moltiplicazione dei panni (ma non dei pesci). Metti 4 cose in lavatrice, aspetti il tempo che ci vuole, quando apri l’oblò ci trovi una quantità di roba enorme e stendi per un’ora. Più sei di fretta, più è grande l’effetto della moltiplicazione. Non funziona col denaro.
Concatenamento del vestiario. Durante il processo di lavaggio, la lavatrice, con meticolosa pazienza, concatena e compenetra tra loro i capi di vestiario. Il processo è lungo e complesso. Infatti il lavaggio in sè durerebbe pochi minuti, ma il processo di conca-compenetrazione lo fa durare anche due ore. Il risultato è però strabiliante: mutande infilate nelle maniche delle maglie, pantaloni annodati con nodo scorsoio, tovaglie dentro le federe dei cuscini e camice difficilmente riconducibili alla loro forma originaria se non scucendole e ricucendole.L’effetto più eclatante di questo prodigio lo si vede alla fine del lavaggio quando, dopo aver aperto l’oblò, è sufficiente tirare un lembo di qualsiasi vestito per estrarli tutti insieme a mo’ di matassa inestricabile.
La traslazione. La lavatrice è l’unico elettrodomestico, pensato per star fermo, che è in grado di muoversi per la casa. Seppur con andamento traballante, può girare liberamente nel locale in cui si trova e nelle migliori performance riesce ad andare ad appoggiarsi alla porta impedendo l’accesso al bagno.
L’invisibilità dei vestiti sporchi. La lavatrice rende invisibili i vestiti sporchi sparsi per casa. Quando si è nella fase di caricamento, è inutile farsi un giro per casa alla ricerca di indumenti da lavare. Essi ricompariranno solo un istante dopo aver premuto il bottone “on”. E ricompariranno non in un angolo nascosto della casa, ma bensì in bella vista.
La camminata sulle acque. La sua? No, la tua. Torni di notte alle 2, apri la porta, metti un piede in casa e senti ciaff. Accendi la luce e, se non muori folgorato, vedi per terra una pozzanghera, spessa alcuni millimetri, grande come tutta la casa. Come Gesù, cammini sulle acque fino alla lavatrice rotta, la spegni (se ancora è viva) e passi la notte a togliere acqua usando stracci, teli, asciugamani, tappeti, tende, coperte e te stesso. Quando il gallo canta, hai la casa che è un acquitrino e la vasca da bagno piena di roba fradicia. Inutile dire che non possiedi una lavatrice funzionante per lavarla.
Il ritorno dal passato. Apri la lavatrice e ci trovi un capo di abbigliamento che non solo non ricordavi di avere, ma soprattutto non sei stato tu a metterlo in lavatrice. E’ lei che te l’ha tenuto nascosto per ridartelo il giorno del tuo compleanno, tipo 5 anni dopo.. Recenti studi hanno dimostrato che questo miracolo si realizza solo grazie alla complicità del cesto della roba sporca.
La creazione dei colori. La lavatrice è in grado di creare sfumature di colore non presenti in natura che sfuggono persino alla tabella dei colori Pantone. Si tratta sempre di tinte pastello, inabbinabili, importabili e assolutamente fuori luogo anche per i daltonici.
Intere generazioni di uomini sono vissute con almeno un paio di boxer rosa confetto nel cassetto delle mutande.
Lo sparigliamento dei calzini. Si basa sul teorema di Socks:
Messo in lavatrice un numero X di calzini, con X intero e pari, al termine del lavaggio si avrà un numero Y di calzini, con Y diverso da X e soprattutto dispari.
Ma la cosa veramente strabiliante è che non necessariamente Y è minore di X. La lavatrice, pur di sparigliare i calzini, non solo può farne sparire uno ma, se le va, può addirittura crearlo.
Ho spesso sentito dire, soprattutto dagli uomini: “Io evito il problema perché compro tutti i calzini uguali e sempre neri”. Ci ho provato. Non ha funzionato, ma dopo due mesi ho capito a cosa si è realmente ispirata E. L. James per scrivere il suo bestseller “Cinquanta sfumature di grigio”.
Alex
Natività, peste e maternità
Sei cresciuta in un paesino pedemontano della provincia torinese, prima di trasferirti della grande città. Hai superato i trenta e quindi le tue ovaie hanno solo più il 50% delle munizioni messe a disposizione da mamma natura alla nascita. Tutte le tue compagne di classe hanno 1 o 2 figli. Le piu’ fantasiose anche tre. Il ginecologo sadico e vagamente somigliante a Julian McMahon non perde occasione per ricordartelo:
– Signora se vuole fare figli è meglio che si dia una mossa
(E’ reato picchiare i ginecologi cagacazzo?).
Poi, come ogni anno, ci si mette pure il Natale…
Eviterei come la peste il mercatino di Natale della piazzetta del Comune, dove i bravi paesani si incontrano per farsi gli auguri, comprare le decorazione del locale ente di assistenza alle famiglie disagiate, ascoltare le canzoni di Natale intonate dai festosi bimbi del posto, sorvegliati a vista dagli amorevoli occhi di mamme zii nonni tutti, pronti ad applaudire le acrobazie vocali dei loro meravigliosi pargoli, vestiti da angioletti della Thun.
Eviterei come la peste il mercatino di Natale dove di sicuro nevica, perché anche il cielo collabora, e i bravi paesani si incontrano per vedere chi c’è e chi non c’è, chi non compra il panettone di beneficenza e quanto il vicino di casa spende per acquistare le decorazioni natalizie create dalle ditine instancabili dei bambini della scuola materna e il cui ricavato verrà devoluto ai bambini poveri.
Eviterei come la peste il mercatino di Natale dove la moglie del macellaio in pensione ancora sfoggia la pelliccia di volpe che tutti gli anni fa diventare viola d’invidia la moglie del cartolaio che lei, la pelliccia ce l’ha, ma sintetica.
Eviterei come la peste il mercatino di Natale, dove covi di mie ex compagne di classe si informano su come procedono le reciproche gravidanze e si scambiano informazioni su come contenere la pupù liquida, su quale maestra sia piu’ preparata, comprensiva, inflessibile, collaborativa … insomma: lodevole o stronza.
Eviterei come la peste il mercatino di Natale… Se non fosse che in un micro paese della provincia pedemontana esiste una sola, unica strada che mi consente di accedere al focolare della casa genitoriale. E per la maledetta piazzetta del mercatino passa! Quindi con piede veloce e furtivo, incappucciata come la morte, mi appresto ogni volta ad attraversare indenne quei 50 metri degni di un girone dantesco. E sarà questo mio essere aliena, poco festante e volutamente silenziosa a fregarmi tutte le volte. Perché non c’è anno che non mi pinzino. Proprio come una ladruncola di caramelle. Di colpo i bambini smettono di cantare, la cartolaia smette di violeggiare, i panettoni di panettare e la neve di nevare, le neomamme di lodescorreggiare. Tra la costernazione generale, la maglia numero 3 (ex compagna di pallavolo alta e schiacciatrice), almeno 4 compagne delle elementari e qualcuna delle superiori e tutte tutte tutte con un passeggino a precederle, mi vengono incontro con ampi sorrisi famelici . Voglio fuggire, ma dietro ho un muro di mattoni, davanti un altro di zombie affamati!!!
– Meliiiiii ma quanto tempo! come stai?
– Ma non ti sei sposata? E quello dell’anno scorso?
– Ma tu bimbi no?
– Non ne vuoi fare!??
– Guarda sono così belli, tanta fatica, ma poi ti ricompensano di tutto.
– Io non so proprio cosa farei senza i miei bambini
Insomma maledetto ginecologo: pure se sei stronzo un pensierino con te ce lo farei. Quindi mi aiuti a salvare la situazione?Altrimenti l’anno prossimo rubo il Gesù Bambino a grandezza naturale del locale Presepe e corro per il mercatino di Natale gridando “ Miracoloooooooooooooooooooooo”.
Meli