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IKEA per lui, IKEA per lei.

Perchè un uomo va da IKEA la domenica pomeriggio?

Nessun uomo libero e sano di mente metterebbe mai piede da IKEA la domenica pomeriggio. Ma se vai da IKEA la domenica pomeriggio è pieno di uomini. Tutti hanno al fianco una donna e questo li rende o non liberi, o non sani di mente. E infatti sono tutti caduti nella trappola bastarda che si cela dietro una frase apparentemente innocua, tipo

– Amore…facciamo un giro da IKEA? Voglio solo comprare 6 bicchieri da usare tutti i giorni.

La parola “solo” è evidentemente il cardine della trappola.

Come vive l’esperienza di IKEA un uomo?

Con consapevole rassegnazione. Egli sa che non potrà andare da IKEA, prendere i 6 bicchieri e uscire. Ma dovrà vedere cucine, salotti, poltrone, sedie, lavatrici, frigoriferi, scrivanie e scopini del cesso a forma di maiale. D’altra parte, anche dalla donna che ha al suo fianco voleva una sola cosa. Ma ha dovuto sposarsi, fare un mutuo e arredare la casa con cucine, salotti, poltrone, sedie, lavatrici, frigoriferi, scrivanie e scopini del cesso a forma di maiale. IKEA è la metafora della sua vita.

Perchè una donna va da IKEA la domenica pomeriggio?

Per comprare 6 bicchieri da usare tutti i giorni.

Come vive l’esperienza di IKEA una donna?

Una donna che entra da IKEA subisce una serie di modificazioni celebro-fisiologiche assai complesse. Ecco le più note:

Privazione delle forze negli arti superiori. Qualsiasi sacchetto, lampada, incudine, armadio li può portare solo l’uomo. Le mani di lei hanno giusto la forza di indicare le cose da prendere e sostenere il fogliettino e la matitina.

Ingegnerizzazione. Anche donne che fino a prima di entrare non sapevano quanti centimetri ci fossero in un metro e che pensavano che i tasselli fossero i cuccioli dei tassi, improvvisamente si siedono su una sedia a caso e, brandendo la matitina, tracciano sul fogliettino il progetto per la nuova cucina, in assonometria isometrica, con tanto di quote con le misure. Sbagliate ma ci sono. L’immagine prodotta è ingrandibile e ruotabile come se fosse su un iPad. E quella cucina diventa la loro ragione di vita. Lei misura quella cucina in numero di volte in cui potrà accenderci il Bimby dentro per cucinare. Lui la misura in numero di giri da fare con la brugola per montarla. A conti fatti vengono circa 1.000.000 di giri per ogni cena preparata col Bimby. Conviene andare al ristorante. Costa meno ed è già montato.

Salmonizzazione. Si verifica nel momento in cui lei decide che bisogna tornare indietro nel percorso guidato, risalendo il flusso di persone in contromano, come i salmoni, per prendere qualcosa che è stato visto 20 minuti prima. E risalire il flusso di persone la domenica pomeriggio è giusto un po’ più complicato che andare sotto al palco ad un concerto dei Metallica e cercare di convincere tutti a fare un coro gospel. Eppure lei, con la determinazione di un cane molecolare, arriva all’obbiettivo, trascinando l’uomo mediante apposito anello fissato al naso, tipo bue che tira l’aratro tra gli scaffali Billy.

Interessamento per l’inutilità. L’esempio classico: il pacco di lumini da 100. Che è eccessivo anche se fai parte delle Bestie di Satana e tracci pentacoli coi lumini ai giardinetti in tutte le notti di luna piena. Eppure IKEA rende irresistibili al cervello di lei cose talmente idiote che, appena esce, le guarda e le butta in un cestino del parcheggio prima di arrivare alla macchina. I dipendenti, alla sera, le raccolgono dai cestini e le rimettono in vendita in modo che lei possa ricomprarle alla volta successiva.

All’uscita:

– Amore, abbiamo dimenticato i bicchieri
– Pazienza cara, beviamo nei lumini
– Vero. Andiamo a comprare il Bimby?

Alex

BORSA_IKEA