Etichettato: donne

Psicosi comportamentali femminili, quasi sempre simpaticamente innocue. Quasi.

La scontantezza. Da non confondersi con la “scontentezza”, fa riferimento alla perenne mancanza di denaro contante. Si manifesta tipicamente all’ingresso di un locale con la frase “Ops….non ho prelevato”, seguita da una faccetta tipo gatto di Shrek che svanisce solo alla frase di lui “Non ti preoccupare”. Si manifesta in modo più subdolo anche davanti alla cassa con la frase “Ops…ho solo un pezzo da 100”. Ce l’ha nel portafoglio dal 1 gennaio del ’99, sempre lui, sempre quello.

La bulimica-condivisione-acolpevole (BCA). Tu pizza e birra, lei insalata e mezza naturale perché è a dieta.  Arriva la cameriera, la birra non fa in tempo a toccare il tavolo che lei

ne bevo solo un sorso

Non hai tempo di proferir parola, abbassi lo sguardo e manca un pezzo di pizza. Di nuovo lei:

– non mi guardar così…ne bevo solo un altro sorso per mandar giù la pizza.

Strettamente connessa alla BCA esiste la condivisione-amorevole-coercitiva-acolpevole (CACA). A tavola al ristorante, tu apri il menù, lei pure. Tempo di assaporare l’idea di un panino salsiccia e crauti e:

– Amore ci dividiamo qualcosa?
– Ma io volevo un panino salsiccia e crauti
– Non ti andrebbe un mousse di asparagi e frutta secca da dividere in due?
– Ma …mmmmm
– E poi ti puoi prendere le patate fritte che te ne mangio due
– E il panino?
– No, ti fa male

L’Atecnologia. Come tua mamma e tua nonna ti usavano da piccolo per programmare il videoregistratore, con lo scopo di registrare le telenovele, le donne ti usano per districarsi nella tecnologia del secondo millennio. E lo fanno estraendo vocaboli a caso, tra quelli sentiti negli ultimi 12 anni da fonti autorevoli (la parrucchiera, Donna Moderna, Forum)::

– Amore, Magda mi ha mandato un sms con un video, possiamo vederlo sulla TV?

Tu reagisci con l’espressione del Koala a cui hanno tagliato l’eucalipto con un solo colpo d’ascia e lei, cogliendo il tuo disagio::

– Ma siiii con Whatsapp…Magda mi ha detto che il marito di Linda ci è riuscito….tipo forse serve Outlook? O un cd?

L’incomunicabilità prolissa. Squilla il telefono di lei ed è la sua migliore amica. Parlano 97 minuti, lei torna.

– cosa vi siete dette?
– niente

97 minuti di niente. Tu hai amici maschi che conosci da 20 anni e manco in totale avete parlato 97 minuti. Se ci aveste provato, vi sareste raccontati reciprocamente la vostra vita due volte e di minuti ne sarebbero avanzati 96. Che avreste usato per parlare di figa.

L’esternazione capellifera dello stato d’animo. Una donna se vuole può essere imperscrutabile per un uomo (ma anche se non vuole n.d.r). Sa non tradire pensieri ed emozioni e mentire meravigliosamente bene. C’è un solo elemento, che un uomo può utilizzare, per capire un eventuale profondo disagio della compagna: i capelli. E quindi, se la donna che ami, dopo anni, cambia pettinatura in modo drastico, fai le valige senza proferir parola e vattene. Lontano. Tu non sai perché, lei si. E mai lo saprai.

Alex

gatto-shreck

Esempio di donna che soffre di scontantezza

E grazie al …

Prima o poi arriva per tutte quel momento della vita in cui, ignare di ciò a cui si sta andando incontro, entriamo in una profumeria per acquistare uno di quegli intrugli magici che farebbero sembrare anche Barbara D’Urso ventenne. Perché a tutte, diciamocelo, mostrare qualche anno in meno schifo non fa…

Così, con ingenua nonchalance, mi decido a varcare la soglia in uno di questi luccicanti e immensi gironi infernali per cercare la mia pozione di bellezza.Creme, cremine, cremette, profumi seducenti che trasformerebbero qualsiasi carciofa in una femme fatale… Appese qua e là, foto di culi marmorei di ragazze quindicenni sui quali campeggia la scritta sconfiggi la cellulite!!!”( e grazie al cazzo )…E altre pubblicità di avvenenti ventenni con la pelle di pesca ( e grazie al cazzo II ) ottenuta con sole due settimane di applicazione del nuovo intruglio antirides”, innovativo prodotto a base di staminali estratte dalla cacca di petauro della frutta. Già mi sento una merdina io perché quel culo e quella pelle nemmeno a 20 anni io li avevo, quindi, ora, eviterei di spalmarmi la cacca di petauro anche se mangia solo frutta.

Mentre sono assorta in queste considerazioni filosofiche, vengo abbordata dalla commessa, ovviamente scelta strafiga dalla direzione del negozio per far sì che le clienti come me si sentano ancora più merde, quindi più propense agli acquisti. La commessastrafiga, che mi sembra uscita dall’asilo ieri, con la bocca ancora sporca di latte, mi chiede:

Buongiorno signora, posso aiutarla?”

E ‘sta poppante, che non sa di essere fortunata in quanto ancora non le ho spaccato i denti, continua:

Abbiamo in promozione questa nuova fantastica crema antirughe, eccezionale per borse e zampette di gallina, proprio adatta a lei. Vuole provarla?”

Borse??? Zampe di gallina??? Ma io non ho le borse sotto gli occhi e in quanto alle zampette beh, insomma, qualcuna sì, ma mica così tante, insomma… E in quel momento mi accorgo di essere circondata da centinaia di specchi, che nemmeno al luna park, e che quella sciattona con la sciarpa verde di fronte a me non è una vecchia maestra in pensione, ma sono io!!!!! ‘Sti specchi stronzi, strategicamente illuminati da luci stronze messe ad hoc da personale stronzo, mostrano una me con due cisterne rigonfie al posto degli occhi, la pelle della faccia di un colorito grigio topo e solchi ai lati degli occhi-cisterna ( che fino a 5 minuti prima avevo simpaticamente definito “ rughe d’espressione” perché sorrido spesso) profondi come canali da irrigazione!!! Le ginocchia mi cedono, mi si annebbia la vista e mi chiedo se per caso nel tragitto da casa non mi sia venuta la matusalemmite acuta. Mi maledico per non aver mai usato una di quelle cremine miracolose prima.

Esco dal girone infernale con tre barattolini microscopici  e 200 euro in meno. Vado quindi  a casa di mia madre per elemosinare una cena . Lei  guarda perplessa i miei acquisti: 

Mamma :  Ma Meli, che spendi ‘sti soldi a fare? Non è mica il caso, mica le hai tutte ‘ste rughe.

Meli:  Cara mamma ti lovvo tanto, sei la mia mamma preferita .

Mamma: Perché piuttosto non ti fai qualche massaggio linfodrenante? Ne avresti bisogno sai?

Meli

commessa

Meli e la commessa

La violenza sottile

Quando Meli stamattina mi ha girato questo post dicendo “voglio pubblicarlo oggi. E’ doveroso” l’ho letto e ho pensato che il tono non fosse il suo solito. Poca ironia, poca gioia, poco di tutto. E soprattutto decisamente esagerato in alcune “trovate”, che oltretutto non facevano manco ridere. Infine mi era sembrata troppo perentoria lei con l’uso di parole come “voglio” e “doveroso”. Ma poi l’ho sentita e ho capito. Non ci sono trovate. Non ci sono invenzioni. C’è solo, se si è uomini come me, da leggere e pensare. Possibilmente stando zitti.

(Alex)

Il mio vicino  folle del piano di sotto colpisce ancora .

Dopo essersi lamentato delle mie attività notturne (paragonabili a suo dire a quelle di Cicciolina dei vecchi tempi e che lederebbero le orecchie implumi del suo figliolo di 10 anni) ed essersi  lamentato pure  della vibrazione del mio telefonino appoggiato sul tavolo della  cucina (e questo vi fa intuire quale sia il  suo equilibrio mentale), ora lamenta il fatto che ci sarebbe uno sgocciolio proveniente dal mio bagno, tipo rubinetto che perde,  e che tal rumore  arriverebbe fin giù al piano di sotto, nella sua camera, a disturbargli il sonno. Vi rendete conto? Sfido chiunque, canidi compresi, ad udire uno sgocciolio in un’altra casa, in una stanza non direttamente collegata; non ho nessun rubinetto che perde, ovviamente…Tuttavia  sono io la colpevole. Punto.
Comunque sia, non  è il supposto stillicidio il vero problema: ciò che è veramente agghiacciante,  lesivo della mia dignità e privacy, è che il gentile vicino nel suo messaggio in FB (mandatomi nonostante il fatto che mai siamo stati  “amici” né mai ci siamo  scambiati alcuna confidenza) si spinge più in là, proponendomi un patto di non belligeranza. Scrive: ” Se mi togli il ticchettio dal soffitto, ti propongo due giorni alla settimana di passione sfrenata con chi vuoi tu, senza proferire parola  né lamentarmi per i tuoi gemiti “.
Come? Come  si permette questo signore, che a mala pena conosco, di interessarsi, interferire, intromettersi ancora  nel lato più privato della mia vita privata anche solo con grossolane battute? Già l’avermi paragonata ad una pornodiva mi sembrava abbastanza. A lui devo chiedere il “permesso”? Questo significa che qualsiasi cosa io faccia, lui sta sempre li, ad ascoltare. Poveraccio e frustrato.
Sono convinta che se io fossi un uomo, anziché una donna single, non oserebbe  simili libertà, siffatte intrusioni. E questo mi fa ancora più incazzare.

E’ difficile vivere da donne. Sole ancora di più. Noi dobbiamo combattere di più, difenderci di più. Non avere una, ma due porte e quattro serrature a proteggerci. Nemmeno nell’intimo della nostra casa possiamo rimanere tranquille? Abbiamo tutte delle scarpe rosse.

Nel 2013, nella più ottusa delle menti, una donna che sceglie (o si trova) a vivere sola, non può che suscitare diffidenza, ed essere vittima di attacchi in quanto considerata vulnerabile. Sei sola? Trombi senza essere sposata?  Ogni tanto cambi fidanzato? Sei una puttana!!! E per questo io, uomo, padre di famiglia regolarmente sposato, mi posso permettere di fare battute e insinuazioni  sulla tua  vita privata.
C’è un sentore  di depravazione in ciò. E confesso di averne timore. Uomini compressi, depressi, violenti in ribellione alla loro pochezza, bigotti, benpensanti, estremisti, contro l’aborto, contro i gay, contro gli immigrati, che vanno al family day e poi urlano  (e non solo) contro la moglie e i figli da mattina a sera. E si masturbano davanti ai porno.

Ci scommetto.

Meli

scarpe

Meli risponde: menzione alla minzione per lei

Ebbene si, parliamone! Su youtube spopolano video di malcapitate donne riprese, loro malgrado, a fare pipì per strada, o dietro auto o muretti , ripari parziali e di emergenza, spesso accompagnati da risate o “che schifo”, “che gente”, “che maleducata”. Su un famoso forum femminile qualcuna chiede “ vi è mai capitato di fare pipì all’aperto?”. Le risposte sono poche, timide; qualcuna nega, qualcun’altra confessa di averlo fatto in un momento di estremo bisogno, ma afferma di vergognarsene. Quindi mi chiedo e vi chiedo: perché la pipì per strada fatta dalle fanciulle è un tabù, un atto inconfessabile, inaccettabile dalla buona società, mentre quando fatta da un ometto al limite suscita schifo ma né scalpore né clamore ? Anzi, per gli uomini fare pipì per strada è motivo di aggregazione, come ben ci spiega Alex nel precedente articolo: “…un atto nobile che, se da un lato attinge ai nostri più ancestrali e animaleschi istinti, dall’altro è condizionato da migliaia di anni di evoluzione e influssi culturali” .

E ancora:

LUCCA, 13 ottobre –  Dilaga la moda della ‘pausa diuresi’ nella movida notturna lucchese, il comitato ‘Vivere il centro storico’ torna all’attacco con nuove foto e un residente ‘voyeur’ si scaglia contro le donne: “Si infilano fra le macchine e lasciano il fazzolettino, ma a un certo punto della serata si tirano su la gonna e via… Ogni pezzo di carta è una ‘pipì’ di ragazza che per farla si infilano tra le macchine (chiaramente quelle che dopo aver fatto si puliscono, perché ad un certo punto della serata si tirano su la gonna e via)”  [cit. da loschermo.it]

Da che mondo è mondo gli uomini hanno sempre fatto pipì all’aperto. E’ atavico. Anche quando sono presenti i wc chimici, preferiscono cercare un’aiuola. Vi siete mai chiesti perché nei bagni delle donne c’è sempre coda e in quello degli uomini no? Ai nostri bisnonni, che vivevano in una cultura contadina, bastava un alberello della sterminata campagna. Ora un palo della luce o l’angolo della metropolitana svolgono la stessa funzione. L’usanza non è incoraggiabile né edificante, ma accettata. Magari non tiratevi giù la cerniera davanti alla polizia in quanto fare la pipì in strada “ configura il reato penale di  Atti contrari alla pubblica decenza  che,  se i genitali sono visibili, può sfociare in  Atti osceni in luogo pubblico ”.

Per noi fanciulle è tutto più complicato…Non dimentichiamo che la vescica delle donne è piu’ piccola di quella di un uomo… Chi di noi femminucce, uscendo la sera dalla birreria preferita dopo aver festeggiato un po’ più di quanto il nostro sacchettino contienipipì tolleri, non si è trovata nella necessità impellente di farla? Locali chiusi, wc pubblici inesistenti. E che fai? Mica ti puoi mettere contro un muro come un maschietto e via! E si, perché madre natura non ci ha dotate di una graziosa e utile proboscidina che ci permetta di non farcela sulle scarpe se solo proviamo ad eseguire l’operazione in posizione eretta. E allora via, in due ( perché si sa che le femmine vanno sempre in coppia al bagno, anche quando il bagno non c’è) alla ricerca di un posticino adatto, che deve presentare le seguenti caratteristiche:

– sia lontano da occhi indiscreti ( passanti, auto, balconi di case limitrofe)

– sia coperto su quattro lati, ma bastano anche tre, mentre l’amica fa il palo e controlla che non passi nessuno

– meglio se in pendenza , in modo che non si crei la pozzanghera che ci annega le scarpe.

– favorite sono le aiuole , i cespugli, i terreni non asfaltati, ma visto che in città non è consigliabile entrare in un parco di notte o farla sul terrapieno di una rotonda, va bene anche lo spazio tra un’auto e l’altra

Quindi, al “ via “ dell’amica palo, giù i pantaloni ( o su la gonna per le più previdenti ) e senza indugio spingere forte per farla uscire nel minor tempo possibile, perché potrebbe passare qualcuno o peggio, potreste trovarvi in qualche video di youtube o peggio del peggio, finire multate per “atti osceni in luogo pubblico”.

Ma vi sembra vita questa? Altro che “ scrivere il proprio nome o farla sulla neve” caro Alex. A noi si gela il culo, caro; in quanto alla “ scrollatina” , noi non abbiamo un bel niente da scollare, a meno che non ci mettiamo a ballare la samba accovacciate a terra. E allora dobbiamo usare i fazzolettini e poi quel gentile signore di Lucca si lamenta …

Questa è per me la vera invidia del pene!…Non dico di voler fare scritte sulla neve, fare canestro, gare a chi ce l’ha più lungo, annaffiare i gerani, ma almeno poter pisciare ovunque, senza altra necessità che non sia un qualsiasi muro!

Per fortuna ci ha pensato un popolare negozio che vende online veramente la qualsiasi…dal cappello con ombrello incorporato, alla spazzola fatta a ciabatta per pulirsi i piedi camminando, a simpatici tubicini che, al bisogno, si applicano all’orifizio femminile onde permettere alla patatina di farla come se fosse un pisellino.

Ragazzi, Natale è vicino. Pensate a  cosa far trovare sotto l’albero  alle vostre peneprive fidanzate…

Meli

lui e lei

Una foto di Alex e Meli a Lucca. A lei, palesemente, scappa la pipì.

Menzione alla minzione

Wikipedia: “è l’insieme degli atti fisiologici, volontari e involontari, che determinano l’espulsione dell’urina raccolta nella vescica”. Ma non scherziamo! Per un uomo fare pipì è molto, ma molto di più!

E’ un atto nobile che, se da un lato attinge ai nostri più ancestrali e animaleschi istinti, dall’altro è condizionato da migliaia di anni di evoluzione e influssi culturali.Ma cominciamo dall’inizio. Un uomo, se ascoltasse il proprio istinto, farebbe pipì  non solo sulla tavoletta del water, ma su tutto ciò che lo circonda, indipendentemente dal fatto che si tratti di oggetti inanimati o di esseri animati. Sulla portiera della macchina per evitare di farsela rubare, sullo scaffale Billy dell’ikea dopo averlo montato per sentirlo veramente suo, sul proprio cane per fargli capire chi è il padrone e sui piedi della propria compagna per tenere lontani gli altri maschi. Ora, non starei a sindacare sui motivi per cui, purtroppo, e ribadisco purtroppo, tutto ciò non è più realizzabile. E soprassiedo anche su quanto questa repressione culturale violenti la più spontanea e genuina natura degli uomini. Mi soffermerei invece a riflettere sul fatto che comportamenti tipicamente maschili, che spesso vengono additati e definiti volgari o disdicevoli, altro non sono che arricchimenti di un atto – fare la pipì – che è oramai stato spogliato del suo vero intimo significato.

Vediamone alcuni.

Fare la pipì sui muri. Scena non infrequente nelle nostre città. Sfatiamo subito un mito: la scelta del muro/palo/albero non è tanto una necessità culturale quanto tecnica: il supporto verticale canalizza l’attenzione dei liquidi e ne favorisce un ordinato deflusso, che evita spruzzi indesiderati sulle scarpe. Detto ciò, il muro comunque diventa un foglio bianco su cui esprimere il dolore per le deprivazioni subite. Ed ecco il motivo per cui l’uomo, con la stessa sicurezza con cui Paganini afferrava il suo violino, afferra il suo prezioso strumento e si lancia nelle più svariate evoluzioni: ondeggiamenti laterali per ricoprire la più grande area possibile, improvvise impennate nel tentativo di arrivare più in alto, movimenti inconsulti per essere creativi nei disegni. E chi più ne ha più ne metta, ma il concetto base resta comunque semplice: più muro usi, più è grande il tuo territorio.

La pipì in compagnia. Si diceva un tempo: “Chi non piscia in compagnia o è un ladro o è una spia”. Un evergreen che ricalca in pieno la fenomenologia sopra descritta, con l’aggiunta dell’aspetto competitivo. Ed ecco perché, come tanti piccoli Grisù impazziti, ci si spertica nel tentativo di far canestro nel cassonetto dell’immondizia o di bagnare i gerani alla signora del primo piano. Ed improvvisamente la buffa assonanza tra le parole “minzione” e “minchione” non sembra più casuale.

La pipì sulla neve. Sicuramente la situazione che più scatena la fantasia maschile. Penso che principale la perversione di tutti sia quella di scrivere il  proprio nome. E se ci sia chiama Ugo Bo, forse è realizzabile. Ma, se ci si chiama Massimiliano Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, o ci si limita all’arte dell’incompiuto o si sceglie un diminutivo: io Alex l’ho scritto per intero. Parecchie volte. Ritengo opportuno spendere due parole sullo stile. Benchè la scelta del font stampatello maiuscolo sia quella più naturale, si tende a trascurare il fatto che essa implichi una sospensione del flusso tra una lettera e l’altra. L’esperienza insegna infatti che la fluidità del corsivo minuscolo è impareggiabile. E non richiede pause. Non è ovviamente il caso di mettere i puntini sulle “i”.

Vorrei concludere con l’analisi puramente tecnica di uno degli aspetti più dibattuti sull’argomento “pipì maschile”: gli spruzzi sulla tavoletta del water; posto che, alla luce di quanto detto fin ora, spero risulti evidente a tutti che sono assolutamente poca cosa. Ma è importante che le donne acquisiscano un’ulteriore preziosa nozione: talvolta il nostro aerografo di precisione, soprattutto quando ha passato un po’ del suo tempo ad essere piacevole trastullo di mogli e compagne, si trasforma in una sorta di pompa impazzita. Non so se dipenda dal fatto che ha ancora la testa tra le nuvole o non ha ancora avuto il tempo di ricomporsi a dovere, ma l’effetto percepito dall’utente è che il flusso devia sensibilmente dalla traiettoria prevista. In alcuni casi anche di 90 gradi. Insomma, il primo spruzzo……parte a caso. Nulla di più facile che centrare l’oblò della lavatrice o dare nuovo “candore” all’asciugamano del corredo della nonna con le iniziali ricamate a mano sul bordo. E’ ovviamente possibile, oltre che fortemente consigliabile, ritarare la mira in corso d’opera….ma oramai il danno è fatto.

“Ma falla da seduto”.

Tutti ce lo siamo sentiti dire almeno una volta. Allora……posso sopportare il fatto che per prendere proprietà di un terreno si vada dal notaio e non ci si pisci intorno. Posso sopportare che la voltura dell’automobile non si faccia con una sana pisciata sul cofano. Posso sopportare che l’atto del fidanzamento si compia con l’uso di un anello con diamante e non con una simpatica innaffiatura della compagna. Ma non posso sopportare di far pipì da seduto. Proprio no. Almeno la posizione eretta lasciatemela.

Un’ultima riflessione: esiste una canzone degli anni ‘70 che si intitola “Ho scritto t’amo sulla sabbia”…….è il caso che aggiunga altro?

Alessandro Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare

Per comodità: Alex

love2

28 Centimetri

Ed eccolo, puntuale, arriva ogni anno. Stronzo!

Peggio delle tasse, peggio del cambio dell’ora, peggio del Natale con le lucine finte di sorrisi tirati: il giorno del mio compleanno.

E si,  perché di festeggiarlo ho smesso almeno un lustro fa’, quando la punta delle decuplicatesi  candeline ha cominciato a rovinare il grazioso motivo di panna e cioccolato del decoro della torta. Tolte le candeline, il malcapitato dolce della consolazione rimaneva tutto crivellato di buchetti, odiosamente  simili ai buchi di cellulite che sicuramente la fetta del peccato sarebbe andata ad alimentare. Così ho messo di festeggiare. Si, si, lo so: le candeline non sono necessarie. Ma se non soffi il desiderio non si avvera… Si, si, lo so, esistono anche quelle coi numeri, ne sarebbero bastate due, ma è umiliante vedere la cifra  sbandierata così, senza neanche dover contare i lumini…. Quindi ho deciso che ricomincerò con torte e candeline quando il dolce commemorativo potrà ospitare orgogliosamente tre numeri. Tanto, se sopravvivo, chissenefrega della cellulite?

Pranzo in famiglia quindi, con il “ buon compleanno” di mia madre stoppato sul nascere da un paio di occhi, i miei, preoccupantemente simili a quelli di Jack Nicholson nell’atto di impugnare l’ascia.

Impugno la forchetta , invece, e con serafica calma infilzo arrosto e patate . Io odio l’arrosto, mia madre lo sa, il cucinarmelo il giorno del mio compleanno fa parte del suo materno, intimo, premuroso sadismo originato dalla mia, secondo lei, androfobia  con la quale scaccio ogni ipotesi di marito. L’arrosto era un presagio. Mai sottovalutare i segnali!

Poi eccolo, fugacemente nascosto tra il portafrutta e l’orologio a cucù da tavola di nonna Vittorina, fa capolino un ricciolo di nastro argenteo confinante con la carta a ochette gialle riciclata da Pasqua, ma chissenefrega, l’importante è che dentro ci sia il mio regalo! Perché, non ve l’ho detto, ma anche se ho smesso di festeggiare, non è che i regali abbiano cominciato, così all’improvviso, a farmi schifo.

Ritornata improvvisamente all’età mentale di 5 anni, afferro festante il pacchetto  da cui emerge, dietro  pezzi delle ochette strapazzate, una meravigliosa ….padella!!! Ah, modernissima eh ! Di quelle di ultima generazione, con particelle in pietra e fondo alluminio doppia forza auto riscaldante autopulente auto cucinante, anti olio anti attaccante  anti graffio anti tutto. Garantita a vita. Piu’ resistente di un diamante, che pure, si sa, è per sempre. Diametro 28.

Una  domanda sorge spontanea :

-Mammi, cosa me ne faccio di questa padella? E’ enorme!

-Beh, così cucini quando vengono gli amici, visto che sei sola

-Ma mamma io non ho truppe di amici che mangiano a sbafo da me  tutti i giorni.

Avrei voluto dirle che io, di 28 cm, avrei desiderato  qualcos’altro. Che dico! Anche una decina in meno… Si sa: chi s’accontenta…

La sera ci ho fatto cuocere la cena dei miei 28 cm in pietra:  un uovo. Ed era così piccolo, solitario e sperduto in quella superficie enorme che mi ha fatto tenerezza. Ne ho messo un altro, a tenergli compagnia.

Per  l’altro 28 cm,  farò una letterina a Babbo Natale. Non in pietra però.

Meli

Immagine