Etichettato: “chi non capisce Vasco non capisce un cazzo”
Una franca opinione su Vasco Rossi
Se hai 40 anni, sei Italiano ed hai ascoltato musica, con Vasco ci sei cresciuto. Volente o nolente. Non è stata una scelta. Alla gita di terza media qualcuno aveva una cassetta di Vasco e ha chiesto all’autista di metterla nel mangianastri del pullman. Faceva figo e doveva piacerti. Stop. E doveva piacerti da Torino a Roma, e ritorno. Non sono 10 minuti. Bene, dopo 30 anni hai le stesse canzoni in mp3 sul portatile. Cazzo ma le stesse, proprio quelle! Ma Vasco lo ascolti ancora?
No. E non lo ascolti per lo stesso motivo per cui non ripeti il tuo nome e il tuo cognome in continuo. Li sai già, e bene; non ne hai bisogno. E lo scopri il giorno in cui esce il suo nuovo singolo e tu, senza averlo mai sentito prima, lo canti insieme a lui. E non sei Vasco; di questo ne sei sicuro. Infatti talvolta sbagli mettendo degli “eeeeeeeeee” dove lui dice “aaaaaaaaaaa” e viceversa.
Ma, se lo intervistano in TV, ti fermi a guardarlo ipnotizzato. E tua mamma, come da 30 anni a questa parte, ti guarda e ti dice “…ma lo ascolti ancora? Non si capisce un cazzo di quello che dice!”.
E finalmente, dopo 30 anni, cogli il segreto di Vasco e hai la risposta in mano, quella giusta da dare alla mamma, quella che anche a te fa capire perché lo ascolti affascinato:
“Mamma, è proprio quella la sua grandezza: che non si capisce un cazzo!”.
Già. Fans mantenete la calma e siate,anzi siamo, obbiettivi.
Vasco,se capisce la domanda, ride. Se la capisce. Ma poi non è che risponde. Parla. Parla a caso di quello che aveva nel cervello, a caso. Cervello prodigioso, dal momento che ha partorito le parole “la vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia” ma è anche lo stesso cervello che, nelle interviste, produce frasi in cui, se levi le espressioni “hai capito?” e “eeeeeeeeeee”, non resta nulla. Ma nulla nulla.
D’altra parte, dai meandri dello stesso intelletto, è uscito “i bambini dell’asilo stanno facendo casino, ci vuol qualcosa per tenerli impegnati, ci vuole uno spino” (che forse aiuta a vivere la vita come un brivido). Ma tornando a noi, dove sta il pregio nel parlare in modo tale che non ci si capisce un cazzo?
Nella coerenza.
Perché se prendi un video di un’intervista di 30 anni fa, già non si capiva un cazzo. Esattamente come oggi. Vasco era, ed è, perfetto e immutabile. E soprattutto inattaccabile. Anche perchè quali opinioni attacchi? Non si capiscono.
E quindi? E quindi sul mio zainetto Invicta (esiste ancora l’Invicta?) c’era scritto “chi non capisce Vasco non capisce un cazzo”. Forse avevo ragione ma, tornassi indietro di 30 anni, aggiungerei sotto “sí, ma anche se capisci Vasco sono cazzi”.
Con immutato rispetto per il Komandante.
Alex
p.s.
Comunque Torino-Roma in pullman è lunghissima. Anche con Vasco