Allevamento in batteria degli umani: la mensa
La prima cosa che ti colpisce quando entri in una qualsiasi mensa è l’odore di mensa. Inconfondibilmente uguale a se stesso, sia che ti trovi in una mensa azendale della FIAT che in una mensa di monaci Buddisti in Tibet, in cui si beve solo latte di yak. E’ l’unico odore che ti impregna vestiti, capelli, denti e papille gustative prima che il tuo naso lo avverta. La puzza di fritto di un ristorante cinese a confronto sembra un arbre magique. Non è riproducibile altrove. Ti da l’idea che stiano riscaldando una minestra, cucinata in una gavetta, dentro una trincea sul Carso, durante la Grande Guerra. In un giorno di pioggia. Ha di bello che non ci si abitua mai. Se lo senti 300 giorni di fila per 300 volte ti da fastidio. Superato il fastidio, ti tuffi nelle logiche della mensa e ti rendi conto di tutta una serie di particolarità che accomunano tutte le mense.
L’ordine logico errato. Le cose non sono mai messe secondo il buon senso, o almeno non secondo il tuo. O magari sei tu che sbagli il percorso, ma comunque finisce sempre che hai in mano il pane, il bicchiere, le posate, il tovagliolo, un piatto ma ancora non sei arrivato al vassoio.
Le dimensioni sbagliate. I vassoi sono sempre o troppo piccoli o troppo grandi rispetto ai piatti. E quindi o ti ritrovi coi piatti accatastati uno sull’altro per farli stare nel vassoio o il vassoio è talmente grande che pensi “la prossima volta mi conviene venire direttamente col tavolo”
Le pagnotte gemelle. Il pane è in un enorme contenitore e per prenderlo ci sono le pinze. Per quanto di impegni, studi e calcoli sicuramente prendi la pagnotta gemella, quella che ne ha attaccata un altra. E scoppia il dramma:”E ora? Separo le gemelle siamesi e ne ripongo una con le mani nel cestone? Faccio il disinvolto e faccio finta di un cazzo? Me le faranno pagare tutte e due? Mi basterà il ticket?”
Le associazioni mancate. Perché non mettono i bicchieri vicino all’acqua? O ti ricordi il bicchiere o ti ricordi l’acqua….ma tutte e due le cose insieme mai. Ma soprattutto: nessuno mai si ricorderà di prendere il cucchiaino, all’inizio assieme alle posate, preventivando di mangiare lo yogurt! Lo yogurt è una cosa che si decide al volo, su due piedi, è sempre la seconda scelta quando null’altro ti soddisfa. Lo prendi e “cazzo il cucchiaino!”
Quanto paghi? Non lo capirai mai. Ti dicono che c’è una convenzione: primo secondo e contorno 6 euro. Ma non ti dicono che ci sono 4500 eccezioni. Se aggiungi la banana sfori e fa 11. Se prendi bistecca e insalata fa 12 perchè l’insalata è considerata un secondo. Se prendi solo il primo fa comunque 6 euro perché c’è la franchigia. Due tranci di pizza non te li danno ma se ne prendi uno come primo e uno come secondo va bene. Il pane è a pagamento ma i grissini gratis… e allora ne prendi 2 chili.
Il colore. Il colore del cibo è strano. Vira tutto sul gialloverdino come avessi gli occhiali da sole. Guardi, resti incredulo, ti stroppicci gli occhi, riguardi e cazzo è ancora tutto gialloverdino. Sembra di vedere una puntata di MasterChef con un televisore a colori del 1980, quando i colori dei televisori non erano vivaci, quando tinta salmone e rosso Ferrari erano praticamente lo stesso colore e Michael Jackson sembrava bianco.
Il gusto. Che tu mangi una banana, una braciola o gli spaghetti il gusto e il retrogusto sono lo stesso: gusto mensa. E se ti ciucciassi la maglietta che hai addosso non noteresti la differenza. Ed è quando sei prevaso e intriso di quel gusto, dentro e fuori, che ti verrebbe da alzarti, andare dalla signora grassa (e sempre grassa, magre non le assumono) che ti ha riempito il piatto, per dirle tre parole il cui senso profondo, prima, ti sfuggiva: ”Vuoi che muoro?”
Alex
Hai praticamente scritto la bibbia! ahahah. L’esperienza mensa è quella che più ti forma, una sorta di Servizio Militare in Vietnam (intensivo). Quello che mi sentirei di aggiungere è:
– ci sono mense che ti sorprendono con scherzi e lazzi. Tipo? Darti i fritti croccanti fuori e ancora gelati dentro. Non una volta, sempre.
– il piatto può essere grande quando un vassoio per 15 persone, ma chi ti servirà deciderà di creare il classico “pastone”, tutto insieme appassionatamente. E perciò vai con il mix di cibarie che mai, in vita tua, avresti unito. Il problema è che questo “pastone” ha la tendenza di creare l’effetto tossicodipendenza: lo ricrei anche a casa.
– il cibo viene cotto in base alle specifiche del “mangiare bene”… e lo digerisci comunque a puntate.
Il resto, è tutto quello che hai descritto te.
Alla mia mensa c’è anche scritto che se uno vuole può avere una mozzarella, uno stracchino o un piatto di salumi, ma se ti azzardi ad ordinarli ti guardano come se gli avessi tirato una ciabatta in faccia (perché sono costrette a prapararti il piatto al momento).
E, confermo, le inservienti sono tutte grasse.
Ciao
Kikkakonekka
Ringrazio il santoprotettoredeiticketss che, dopo l’università e i primi anni di lavoro, ha collocato il mio attuale posto di lavoro in una zona con ampia scelta per la pausa. Ma la mensa deve creare anche una sorta di dipendenza, perché ci sono miei colleghi che si ostinano a pranzare lì. Che poi oltre a tutto quanto ben descrivi, la nostra è pure collocata al piano interrato senza nessuna finestra. Un antro infernale.
Sull’iconografia dell’addetta mensa potrei scrivere romanzi. Quella che lavorava nell’azienda di mia madre, settimanalmente le toglieva il malocchio facendo un rito con le uova sode (secondo piatto, 2000 lire).
la mia mensa di riferimento non è così. Il vassoio è la prima cosa che trovi. E’ chiaro quel che puoi prendere. Spesso è gustoso. Le inservienti sono magre, una è bionda e gentilissima, l’altra più silenziosa… A volte ci sono anche dei maschi.
Come mi sento fortunata 😀
adesso ho capito a chi si è ispirato il creatore di Indiana Jones 😀
TADS
La mia mensa è differente: semplicemente non esiste. 🙂
aaah che “bei” ricordi!
l’hai descritta cosi bene, ma così bene che mi hai portato indietro nel tempo…quando lavoravo per una società che aveva la mensa! che momento glorioso!
qui invece o ti ricordi di portarti la gamella oppure vai nel bar puzzone, l’unico in zona nel raggio di 5 km, gestito da cinesi che mettono l’aglio nell’acqua dove bolle la pasta…
Bello l’aglio nell’acqua dove bolle la pasta. Tipicamente italiano proprio 😀
Alex
poi capisci perchè la notte non dormo? sto ancora a diggggerììììì!!!! 😀 😀 😀