Il buco nero al centro della campagna (by Mammaimpreparata)
Da qualche tempo, dopo svariati anni di vita nella grande città, mi capita di vivere in un’amena località all’incrocio tra biellese, vercellese e canavese. E’ un paesino fornito di tutti i confort minimi richiesti: posta, farmacia, succursale asl, scuole dell’obbligo di ogni ordine e grado.. il buon vicinato funziona talmente bene che se arrivi all’asl senza impegnativa l’impiegata telefona al tuo medico e se la fa portare dal primo paziente che passa di lì tornando a casa. Il tutto condito da un contorno di campi, boschetti e laghetti. E poi essendo in Piemonte sei comunque in mezzo a tutto, puoi spaziare dal Barolo alla Salsiccia di Bra mentre scendi dal Monterosa Sky.
Insomma, un piccolo georgico paradiso. Scordatevi il traffico urbano Primasecondaterzasecondaprima, scordatevi l’isteria da clacson al semaforo e la guerriglia contro il SUV. Qui al massimo puoi imprecare se il vicino ha parcheggiato davanti a casa tua anziché davanti al proprio cancello.
Certo. Scordatevi anche il concertino jazz in centro, l’aperitivo prima del Teatro e lo spaghetto dopo, il cinema al volo con gli amici. Per fare queste cose bisogna evadere. E non uso il termine così, per dire. Perché c’è una vera e propria forza, un’inerzia, che tende a catturarti e ad ancorarti qui. E’ come un enorme buco nero che con filamenti in apparenza collosi ti trascina sempre più al suo interno. Se all’inizio ti dibatti, poi col tempo ti lasci trascinare fino a non uscirne più. E il tuo orizzonte degli eventi diventa il tuo villaggio, il tuo rione, il tuo giardino.
L’epicentro di questo buco nero dev’essere nel negozietto di fronte al mio cancello. Quello che in un libro chiameresti “emporio” perché ci trovi il sale, il preparato per budini, la pappa per il gatto e i lumini da morto. Un posto così stupefacente che, al mio primo acquisto, la cassiera ha aperto la confezione di guanti di lattice per misurarmeli e vedere calzavano bene.
Essendo di fronte a casa è comodo, estremamente comodo, ma cela al suo interno una trappola mortale: il banco del fresco. Il gestore e il suo assistente affettano il prosciutto come i carabinieri scrivono il verbale: uno lavora e l’altro, appunto, assiste. E’ la zona del super che un ex-urbano evita come Berlusconi i processi. Il capo affetta e posa con delicatezza il prodotto sulla carta. L’assistente, dopo istanti di religiosa attesa, copre fetta per fetta con l’apposito cellofan con la cura delle pie donne che rammendarono la Sacra Sindone. Tempo stimato per ogni fetta: 4 minuti. Ma non è un problema, perché intanto puoi parlare del tempo, ascoltare un po’ di Radio Serva, informarti sulla salute dei vicini e farti dare la ricetta del Prosciutto in gelatina. E non basta, perché le madame prendono poco, ma di tutto: un po’ di cotto, di crudo, di bresaola ….AHHHHRG!
Da Torinese con rigurgiti di Torinesità, la cosa mi sconvolge, così come vedere la coda al bancone che dalle 8 di mattina non fa che crescere e allungarsi. Improponibile vedere attendere il proprio turno (con pazienza e nonchalance, devo dire) non solo anziane nonnine e nonnini in attesa del prossimo cantiere, ma anche giovani donne, ragazzi, insomma tipologie umane allergiche a questo tipo di passatempo. Eppure il fenomeno si ripropone giorno dopo giorno, davanti al bancone si fa fatica a passare, tutti sembrano…soddisfatti? o saranno solo…rassegnati…o forse…catatonici??
Insomma, lì dentro ci dev’essere qualcosa di losco, i conti non tornano, dovrò scoprire cosa trattiene lì tutta quella gente.
Mi accomoderò (e non sto scherzando) sull’apposita panchina piazzata davanti al vetro, così nel frattempo guardo cosa comprare.
Passate a prendermi tra dieci anni, grazie!
Mammaimpreparata
Ahahah per me sarebbe fin troppo affollato 😛
Non sono mai stato un uomo della City, vivo da sempre in una cittadina di provoncia, io lo chiamo paesone, tipo ventimila persone che spesso fanno finta di non conoscersi, giusto per darsi un tono, ma appena la fai “fuori dal vaso” sei sulla bocca di tutti. Per darsi un tono, ovviamente.
Da far leggere a chi rimpiange la vita slow.. ! 😀
Abito anche io un paesone di 20000 anime. È a misura d’uomo, ho tutti i negozi a un tiro di schioppo, e quindi vado in giro a piedi. Ci vivo da quando sono sposato ma quando posso corro a Milano.
ecco, l affare del cinema fa saltare tutti i pro che sono a fa fare del persone.. 🙂
Io abito in un quartiere di ventimila persone. Per arrivare al centro posso metterci anche tre ore. Datemi un comune ed un emporio e cambio residenza. Giuro!
Per la verità mi hai fatto voglia di trasferirmi lì……
sono malata, ho letto questo post dopo quello di Alex sul finto orgasmo e nel titolo ho scambiato COMPAGNA per campagna!!!…
Meraviglioso 🙂 e cosa ti aspettavi ci fosse scritto? 😀
non sapevo cosa aspettarmi… forse un pezzo sul fatto che noi donne siamo incomprensibili agli uomini 🙂